Massimo Cacciari azzera Elly Schlein: "Non sa fare politica, impari da Meloni"
Consiglio non richiesto alla segretaria Pd Elly Schlein. Lasci stare gli intellettuali pop -progressisti contemporanei, quelli dell’“eco-ansia” e del ligio «buonasera a tutte e tutti». E abbracci una buona quota di realismo che ormai dalle parti del Nazareno pare diventato un ossimoro. Ad accendere i fari in questo senso ha pensato Massimo Cacciari, in un intervento a “In Onda Estate”, l’altra sera, dove ha posto sul propulsore dell’enfasi un sentiero politico chiaro chiaro: piedi per terra. Eh già, al di là della condivisione o meno delle sue tesi, Cacciari rappresenta un ponte tra l’ultima parte del ‘900 e i giorni nostri, ha vissuto la sinistra in tutte le sue evoluzioni, da quella comunista a quella ulivista, passando per l’esperienza del «partito dei sindaci» che tanta vivacità, in quel campo, portò agli albori della Seconda Repubblica. Oltre a questo, è un intellettuale.
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E i suoi ardori verbali sono figli di una storia, lui sì ne ha una. A differenza delle mollezze del bersaglio dei suoi strali dell’altra sera. «Schlein - ha fatto notare - con non molto più che una normale retorica cerca di rimontare una disfatta culturale e politica di fronte all’ondata neoliberista di tutte le sinistre europee, che è cominciata con la caduta del Muro di Berlino, negli anni ‘90. Il compito che deve affrontare è immane». E questo è l’inquadramento della sfida che hanno davanti a sè un po’ tutte le sinistre europee. «Avrà le capacità di ridar vita a una forza che riesca ad affrontare i grandi problemi, come le diseguaglianze e le sperequazioni, la povertà crescente, la proletarizzazione del ceto medio? Avrà la capacità di far sentire una voce propria in tutte le questioni internazionali?».
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Una risposta, però lo studioso l’ha già trovata. E non è lusinghiera per Elly Schlein e la sua squadra: «In questo Paese, oggi, come fa a qualificarsi una sinistra se le sue posizioni sono assolutamente schiacciate su quelle atlantiche? A prescindere dal fatto se siano giuste o sbagliate, una forza di sinistra deve avere una politica estera propria». E ancora, osserva Cacciari: «sulle politiche sociali sono solo chiacchiere. Nulla di diverso rispetto al reddito di cittadinanza e il salario minimo. Non emergono proposte diverse». Ma non è finita. Sul tema fiscale, dice Cacciari riferendosi alla Schlein, «perché non abbraccia la questione della tassazione sugli “extraprofitti”? Sarebbe una posizione assolutamente normale per una sinistra europea», considerando la consapevolezza che «industrie come quelle farmaceutiche e quelle delle armi stanno facendo profitti immani».
Dunque, si chiede Cacciari, «perché Schlein non cavalca questo assist della Meloni?». E poi un appello: «Che faccia leva sulle contraddizioni tra Fratelli d’Italia e Forza Italia, che hanno una concezione delle politiche fiscali completamente diversa». Schlein, invece, «ricompatta tutta la destra ogni volta che parla». L’invito è molto accorato: «Fa’ politica, non le chiacchierette». Un breve prontuario di programma politico, condivisibile o meno, ma senz’altro cristallino. Così come molto chiari furono i suggerimenti più volte indirizzati alla leadership dem da Romano Prodi, con l’avviso a non chiudersi in una ridotta ideologica ma allargare il respiro, non facendo sentire ospiti in casa d’altri i moderati di centrosinistra che, per quanto residuali, costituiscono una costola fondativa del Pd. Schlein, però, al contrario ha sempre dimostrato di preferire l’evanescenza demagogica alla Ocasio Cortez. Credibilmente, non avrà tante altre possibilità prima che comprenda l’urgenza di cambiare rotta.