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Concita De Gregorio sbrocca coi tedeschi: "Cretini! Decerebrati!". E poi...

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Concita De Gregorio al centro della bufera. Non è passato inosservato il suo commento alla notizia che vede due influencer tedeschi distruggere una statua ottocentesca. Janis Danner, insieme ad alcuni amici, ha affittato Villa Alceo a Viggú (Varese) e, tutto in nome di un selfie, ha danneggiamento di una statua di Emilio Butti. Un gesto su cui si è espressa la giornalista nella sua consueta rubrica "Invece Concita", pubblicata su la Repubblica.

Qui la De Gregorio ha esordito: "Allora dunque ci sono questi cretini integrali, decerebrati assoluti che in un tempo non così remoto sarebbero stati alle differenziali, seguiti da un insegnante di sostegno che diceva loro vieni tesoro, sillabiamo insieme, pulisciti però prima la bocca. Ecco ci sono questi deficienti, nel senso che letteralmente hanno un deficit cognitivo, non è mica colpa loro, ce l’hanno, e che però pur essendo idioti hanno probabilmente centinaia o migliaia di followers, non ho controllato ma non importa, è assolutamente possibile che siano idoli della comunità".

 

 

Ma il suo rimporvero non è finito qui: "Sono influencer, leggo nelle cronache. Insomma ci sono questi influencer, gente che influenza e orienta i comportamenti di altra gente, che per farsi un selfie nel Varesotto, a Viggiù, hanno distrutto una statua ottocentesca. Ma non importano l’epoca né il valore commerciale: poteva essere un Michelangelo, uno Jago. Hanno distrutto un’opera d’arte perché dovevano farsi una foto da postare sui social".

 

 

Parole forti, che non sono piaciute ai lettori. Ecco allora che la giornalista ha dovuto fare retromarcia. E sempre in un articolo. "Ieri - ha spiegato -, nell’indicare il comportamento di un gruppo di idioti che tali fisiologicamente non sono, anzi: sono persone popolari (influencer) che hanno distrutto una statua per farsi un selfie, li ho definiti deficienti, cerebrolesi. Alcuni lettori, soprattutto familiari di persone con handicap e anche associazioni, si sono sentiti offesi. Hanno ragione. Cerebrolesi non è un insulto ma una condizione, mi hanno scritto. Completamente d’accordo. Chiedo sommessamente scusa". E ancora: "Chiedo dunque scusa, sinceramente, e convengo: i cerebrolesi sono persone meravigliose afflitte da un danno". 

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