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Alain Elkann, esplode Repubblica: "La censura di Molinari, ha detto no"

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Il caso Alain Elkann agita la redazione di Repubblica. Prima il lunare articolo-sfogo dello scrittore, pubblicato lunedì dal quotidiano fondato da Eugenio Scalfari, sul suo viaggio "infernale" in treno diretto a Foggia in compagnia di un gruppo di giovani. Una raffica di bozzetti surreali, con l'intellettuale intento a leggere il Financial Times, la Recherche di Proust in francese e a scrivere con la sua stilografica sul taccuino ma soprattutto a osservare, come bestie rare e pericolose, quella gioventù intenta a discutere ad alta voce di calcio e conquiste femminili, o semplicemente ascoltare la musica in cuffia.

Lui vestito in giacca stazzonata e camicia di lino leggera, loro in maglietta e pantaloncini con tatuaggi in vista. E soprattutto, questa la vera indignazione di Elkann, nessuno di loro gli ha mai rivolto la parola. "Io non esistevo", ammette amaramente a un certo punto. Eppure, è Alain Elkann. Genero di Gianni Agnelli, l'Avvocato. E padre di John Elkann. Appunto, qui viene il bello: i giornalisti di Repubblica scrivono un comunicato durissimo contro il direttore Maurizio Molinari, accusandolo di aver pubblicato il racconto "classista" del padre dell'editore, un articolo che ha fatto guadagnare al giornale "una valanga di insulti" sui social.

Per prassi, il direttore prende atto della protesta dei suoi giornalisti e pubblica la nota della redazione. Ma questa volta Molinari ha detto no: il comunicato sui "Lanzichenecchi" non è finito in pagina. In serata, riporta il Fatto quotidiano, "è arrivata la censura di Molinari. Il cdr gli ha chiesto di poter pubblicare la propria comunicazione sul giornale, in edicola oggi. Ma il direttore si è rifiutato, dicendosi tuttavia d'accordo nel merito".

"Questo pomeriggio - è il contenuto della mail inviata dal comitato di redazione ai giornalisti di Repubblica - abbiamo chiesto alla direzione la pubblicazione della nota interna che vi avevamo inviato, visto che ormai e purtroppo era diventata di dominio pubblico. Era giusto che i lettori leggessero quelle parole direttamente sul nostro sito e sul nostro giornale e non altrove. Il direttore ha deciso di non pubblicarla, ritenendola una ingerenza del Cdr sulle scelte editoriali. Posizione che non condividiamo. Dopodiché il direttore ha detto di comprendere e condividere ciò che avevamo scritto e nei prossimi giorni questa consapevolezza ‘verrà resa chiara sulle nostre pagine’. Questo per il dovere di trasparenza che vi dobbiamo".

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