Alain Elkann, l'ex hostess a Dagospia: "L'ho conosciuto da giovane, e..."
Nuovi imbarazzi in arrivo per Alain Elkann. "Vi assicuro che la storia è vera", scrive una lettrice a Dagospia, per raccontare un vecchio aneddoto da cui il padre di John e Lapo Elkann, genero non proprio stimatissimo, pare, del compianto Avvocato Gianni Agnelli, non esce bene. E tutto questo, ovviamente, dal "caso dell'estate". Il lungo, struggente sfogo che Elkann Senior ha vergato per Repubblica sul suo disperato viaggio sul treno Italo diretto a Foggia, nello stesso scompartimento con un gruppo di giovanissimi "Lanzichenecchi", così li ha definiti.
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Lui in completo estivo, taccuino, stilografica, Financial Times e copia in francese della Recherche di Proust. Loro in maglietta e pantaloncini, auricolari e musica, intenti a parlare di calcio e ragazze (senza particolari volgarità, peraltro) e soprattutto ignari di trovarsi di fronte a cotanto compagno di vagone. Un racconto tra l'incredulo, l'attonito e lo scandalizzato che prima ha fatto ridere migliaia di utenti sui social, poi ha indignato la redazione di Repubblica, che in un comunicato pubblico ha definito "classiste" le parole di Elkann ricordando, per inciso, che si tratta del padre dell'editore dello stesso quotidiano.
"A me l'articolo di Alain Elkann non ha minimamente stupito perché avevo avuto a che fare con lui da 'giovane' quando lavoravo come hostess congressuale al Centro Congressi dell'Unione Industriale di Torino", premette la lettrice nella missiva a Dagospia. L'occasione era uno degli incontri dei Caffè Letterari, con pubblico pomeridiano composto "per lo più da anziani che, dietro il compenso di un caffè offerto (se no che caffè letterario era) e un Ferrero Rocher (anch'esso offerto) si accomodavano in sala e seguivano la presentazione". E qui viene il bello. Alain Elkann partecipa per presentare quello che all'epoca era il suo ultimo libro, forse I soldi devono restare in famiglia. Nessun esponente della famiglia Agnelli, a eccezione di John, presenziò all'evento. "Alain Elkann, entrando in sala non nascose una certa delusione per il pubblico presente, come già detto soprattutto anziani, lamentandosene con la responsabile e, obtorto collo, si sedette al tavolo di presidenza per rispondere alle domande dell'intervistatore".
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Alla fine, deluso, Elkann si lamenta dicendo "che aveva perso una giornata per niente, perché non era previsto alcun compenso e il pubblico non era alla sua altezza". Gli organizzatori a quel punto affidano alla giovane hostess un compito vitale: la mandarono "ad acquistare le copie rimaste invendute (praticamente quasi tutte) e a ricercare, con la responsabile delle pubbliche relazioni, una stampa (di quelle molto costose che fanno fine e non impegnano) per sedare il malumore di Alain Elkann che me la consegnò dicendomi 'tieni, portala a quel gran signore, io torno in ufficio che non lo voglio più vedere'". Gran finale: negli anni successivi, suggerisce la lettrice-testimone, "lo invitarono altre volte, ma credo che poi abbiamo preparato un buon gettone di presenza se non dubito che ci sarebbe tornato". Solo veleno?