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Patrick Zaki, Sallusti: "Un parac***, lo paragono a Soumahoro"

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Nel giorno dell'arrivo in Italia - l'atterraggio a Malpensa intorno alle 17.30 di oggi, domenica 23 luglio -, non si placano le polemiche su Patrick Zaki, sulla sua scelta di rifiutare il volo di Stato e le soluzioni per il rientro proposte dal governo che di fatto gli ha permesso di ottenere la grazia. Un governo, quello guidato da Giorgia Meloni, a cui l'attivista egiziano di stanza a Bologna guarda con sospetto.

E tra chi ha da muovere un'aspra critica a Zaki, ecco Alessandro Sallusti, direttore di Libero, ospite alla rassegna "Gli incontri del Principe" che si è tenuta al Grand Hotel Principe di Piemonte, a Viareggio. "A me piace l’idea che Zaki si senta un uomo libero e che, dal suo punto di vista, non debba ringraziare qualcuno. Ma non capisco perché un uomo libero non debba essere anche riconoscente, la riconoscenza non è inconciliabile con l’essere libero", premette Sallusti.

Dunque l'attacco si fa più serrato: "Quando era nel carcere egiziano non si poneva il problema di chiedere aiuto al governo italiano. Quando aveva bisogno, il governo italiano era importante, ora che non ne ha bisogno, gli fa un po’ schifo. Per me è semplicemente un parac***, lo paragono a Aboubakar Soumahoro", lo infilza il direttore.

 

Dunque, una battuta sui casi giudiziari con cui ha a che fare il governo: "I casi La Russa e Santanchè non minano la credibilità del governo perché sono questioni che riguardano la vita privata. Non hanno a che fare con la politica. Nel caso Santanchè, non penso che un avviso di garanzia debba comportare le dimissioni. Spesso l’avviso di garanzia è stato usato per scopi politici ed è giusto non cadere nel trabocchetto. Se sarà rinviata a giudizio si porrà un problema politico", conclude Alessandro Sallusti.

 

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