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Mitnick, il Robin Hood del web che viveva nel futuro

Kevin Mitnick

Scompare un eroe della cultura pop americana: da criminale a cyberpoliziotto: la sua vita ha ispirato film e movimenti letterari

Francesco Specchia
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 Lo chiamavano, gentilmente, «il Condor» come il killer implacabile del romanzo di James Grady.
Mala sua spietatezza romantica sui codici a cascata, tra la magia dei sistemi operativi o sulla tastiera usata come la cloche d’un cacciabombardiere nel cyberspazio; bè, rendevano Kevin Mitnick una sorta di Robin Hood moderno. Rubava ai ricchi possessori di dati per dare ai poveri di spirito e di bilancio. Ora che Mitnick se n’è andato a 59 anni, per un tumore –una moglie e un figlio in arrivo che vivrà nella leggenda del padre- noi siamo qui a celebrare il più grande hacker di tutti i tempi.
Che poi, Mitnick, losangelino figlio di genitori separati e poco abbienti, è stato molto di più quanto appariva, e cioè quella sorta di divinità semovente della pirateria informatica che ha ossessionato le polizie di tutto il mondo.

PARABOLA ESISTENZIALE La storia di Mitnick rappresenta una sorta di parabola esistenziale, l’emblema del riscatto presente prima nelle opere di Victor Hugo e poi in quelle di William Gibson; il quale Gibson, molto probabilmente, trasse proprio dalle gesta del nostro l’idea di Neuromante, il romanzo del 1984 da cui divampò il cyberpunk.
Mitnick ha sconfitto, per principio, tutti i sistemi di regole che ha incontrato. A 12 anni ha già trovato un modo per viaggiare gratis sui bus usando la sua memoria prodigiosa sugli orari e un scheda già perforata, simile a quella dei controllori. A 17 anni comincia a confrontarsi con i sistemi di sicurezza delle compagnie telefoniche, e a telefonare gratis. All’inizio non gli serve un computer per rubare dati personali e brevetti. Bastano tecnica di persuasione, cambi d’identità, improvvisazione, velocità d’esecuzione. Nel 1979 compie la sua prima incursione di rete informatica, ma solo nove anni dopo lo si riesce a condannare a 12 mesi di carcere.
Kevin vive sempre tutto come un gioco. Bruciato dalla fiamma delle sfide impossibili, ritiene una sacra missione “bucare” i computer, senza peraltro rubare un centesimo ai poveri e ai derelitti. Non è un caso che, fuggitivo a Denver, usi come pseudonimo quello di “Eric Weisz”, ossia il vero nome del mago Houdini, del quale ammirava «l’arte dell’inganno» (che divenne il titolo della sua biografia).
Tra la fine degli anni 80 e i primi 90, Mitnick diventa il mago supremo dei pc: colpisce i sistemi informatici di enti governativi, aziendali e universitari insinuandosi nelle reti telefoniche e nei cellulari di milioni di persone. Poi ha fa la leggerezza di violare il computer di Tsutomu Shimomura, esperto di sicurezza informatica del San Diego Supercomputer Centre che lo rende oggetto di una estenuante caccia all’uomo.
Kevin, per fuggire, si trasforma anche fisicamente: mette su muscoli, cambia andatura, deforma i lineamenti. Dopo più di due annidi caccia all’uomo, viene arrestato nel 1995 dall’Fbi, accusato di uso illegale di un dispositivo di accesso telefonico.
Nel 1996 si dichiara colpevole di frode telematica e viene condannato a 46 mesi di carcere. Nello stesso decennio riesce, da latitante, a introdursi nei pc della Pacific Bell continuando a violare le reti cellulari e i siti web di aziende e governi. Poi, nel 2000, saldato il debito con la giustizia, ecco la svolta da romanzo. Mitnick inizia una nuova carriera, come White Hat hacker, passa dalla parte del bene: fonda la Mitnick Security Consulting, azienda di consulenza specializzata in sicurezza informatica.

GLI ALLEGRI COMPARI Crea un’organizzazione di allegri cyberpoliziotti che sembrano la brigata della foresta di Sherwood. Mitnick, antieroe col sapore dei fuorilegge di frontiera è stato protagonista di libri e di film (Takedown), di libri, di articoli di stampa. Vero gentiluomo, Kevin è stato moltitudini. Ha creato mondi, modelli professionali e reati (prima di lui non esistevano il phreaking telefonico, l’ingegneria sociale e l’hacking). Ha vissuto l’esatto futuro che aveva previsto. Come voleva, è entrato nella storia.

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