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Elly Schlein, Alice nel Paese delle meraviglie: come mente sul Pd

Elisa Calessi
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La scelta di Elly Schlein di puntare tutto sul salario minimo, facendone una battaglia identitaria del Pd e di tutte le opposizioni (visto che su questo tema, fatta eccezione per Italia Viva, si è trovata l’unità), con tanto di raccolta di firme, come anticipato in un’intervista al Corriere della Sera, trova subito un inciampo. «La raccolta firme proposta dalla segretaria del Pd Elly Schlein sul salario minimo? Per ora lavoriamo in commissione, poi combatteremo in Aula», gli risponde, gelido, Giuseppe Conte, leader del M5S. «Non fasciamoci la testa poi organizzeremo. Uno può sempre sperare nella resipiscenza delle forze di maggioranza che appaiono ancora molto restie».
Inconvenienti che rientrano nella strategia che da qui alle Europee segnerà ogni partito, si voterà con il proporzionale, competition is competition. E che sono destinati ad aumentare, da qui al giugno del prossimo anno. Così come le tensioni interne al Pd, che continuano a scorrere come un fiume carsico. Per ora sotto la superficie, ma pronte a risalire. «Dopo il congresso siamo impegnati a ricostruire una identità chiara, coerente e a ricostruire una credibilità della nostra proposta», ha detto ancora la segretaria dem al Corriere della Sera. Intanto, fra poche ore, comincerà la kermesse dell’area di Stefano Bonaccini che si chiamerà Energia Popolare. Non sarà una nuova corrente, ha giurato il presidente dem. L’iniziativa nasce dalla necessità di dare respiro a una esperienza, quella di Energia Popolare, che ha vinto il congresso fra gli iscritti e fatto segnare una «quasi parità» alle primarie.

 


 

BONACCINI E PRODI
Con questo spirito, Bonaccini aprirà la due-giorni di Cesena, sabato e domenica prossimi. «Non ho mai partecipato a correnti in vita mia e non intendo costruirne una», ha detto ieri, «non perché siano un male, ma perché negli ultimi anni sono diventate inutile alla dialettica nel partito plurale». L’obiettivo, per Bonaccini, «è dare un contributo di idee al Pd che ha bisogno di identità molto forte per costruire un’alternativa a questa destra». E per dare sostanza alle parole, Bonaccini ha invitato la leader dem a Cesena, dove ci sarà anche Romano Prodi, come padre nobile del Pd e garante di quel pluralismo che Bonaccini rivendica per sé e la sua ex mozione. La risposta di Schlein è netta: «A mela responsabilità di tenere assieme il partito valorizzando il pluralismo, ma senza venire meno alla linea politica che ha vinto il congresso».

Ma i problemi ci sono.  L’addio di Alessio D’Amato al Pd, che era stato il candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione Lazio, oltre che assessore alla Sanità della giunta Zingaretti nei difficili anni del Covid, rappresenta solo l’ultima spia di un malessere che continua a serpeggiare fra i dem. «Quando ha detto che si dimetteva dall’assemblea nazionale non ha ricevuto nemmeno una telefonata dalla segreteria», lamentano fonti romane, «come se non importasse se quello che è stato il candidato dem alla regione Lazio si allontanasse». Di più: «Il sospetto è che a qualcuno faccia piacere se qualcuno che non è della cerchia stretta della segretaria liberi posti», è il ragionamento. Ma il malessere non riguarda solo i singoli.

Si è visto in questi giorni, quando si è trattato di prendere una posizione sulla proposta di legge di Riccardo Magi, Più Europa, che propone di rendere legale la maternità surrogata solidale, ossia senza scambio di denaro, e che andrà in discussione alla Camera a fine luglio. I cattolici dem, ma non solo, anche le femministe, si sono detti contrari. Ma visto che la segreteria è a favore, si è deciso di posizionare il Pd sulla non partecipazione al voto.

 


 

PACIFISMO INCERTO
Una non decisione che si allarga ad altri temi, basti pensare alla guerra in Ucraina, che ha visto divisioni nel gruppo del Parlamento europeo e scelte come quella di Paolo Ciani, pacifista convinto, alla vicepresidenza del gruppo della Camera dei deputati. Ma non è solo la minoranza del partito a lamentare la scarsa attenzione della segreteria a questo malessere strisciante. Un esponente storico della sinistra del partito come Goffredo Bettini ha messo in guardia dall’assumere «il volto dell’indifferenza» dato che «non è tutto riducibile alla categoria del “tradimento”, c’è da chiedersi se la nostra «costituzione materiale» è davvero adatta a allargare i confini del Pd, oppure se in un modo o nell’altro li restringe. «Domande legittime alle quali non abbiamo dato ancora una risposta esauriente», ha aggiunto Bettini. Schlein, però, non se ne cura. «Andiamo avanti con la linea che ha vinto al congresso», ripete ai suoi, insistendo sulla scelta di essere fuori dal Palazzo. Per questo oggi visiterà alcune aziende della periferia romana per poi andare a Colleferro per parlare di crisi climatica e conversione ecologica.

 

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