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Chiara Ferragni nel mirino della Finanza: perché ora trema

Claudia Osmetti
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La confezione era rosa, come lo zucchero a velo in dotazione (e c’erano pure i tutorial, quei video di pochi minuti su internet, che ti spiegavano come decorarlo al meglio, con uno stencil che riproducesse il logo a forma di occhio con le ciglia all’insù). “Pink Christmas”, mica a caso, il pandoro Balocco di Chiara Ferragni. L’influencer, l’imprenditrice, la star di Instagram, la regina dei social, Ferragni. Solo che oggi, di tutto quel rosa, non resta un granché: resta, semmai, un’istruttoria dell’Antitrust, al secolo l’Autorità garante della concorrenza del mercato, aperta già un mese fa, cioè a metà giugno, nei confronti dell’industria dolciaria di Fossano, in Piemonte, e che, ora, si estende ad altre due società, la Fenice e la Tbs Crew, entrambe riconducibili, appunto, a Ferragni. Breve passo indietro: a inizio estate l’Antitrust comincia a “indagare” sull’iniziativa commerciale “Chiara Ferragni e Balocco insieme per l’ospedale Regina Margherita di Torino” che si è conclusa nel 2022, è stata in piedi tra novembre e dicembre. Che poi è quel periodo là, quello dell’albero addobbato e dei regali, del siamo-tutti-più-buoni e (non a caso) dell’accoppiata pandettone-pandoro.

 


 

DOLCE GRIFFATO È una trovata commerciale ma anche solidale, quella del pandoro “griffato”: e comunque sia andata l’intento è meritorio. Il prodotto esce in edizione limitata e serve a sostenere la ricerca sull’osteosarcoma e sul sarcoma di Ewing (non serve avere una laurea in Medicina per capire che si tratta di malattie gravi: sono patologie tumorali) nel nosocomio torinese. Ma che, secondo l’Antitrust, è tutto il resto (la campagna di comunicazione, la sua presentazione, il lancio pubblicitario) che non quadra, perché induce in errore il consumatore facendogli credere che acquistando al super il pandoro rosa si contribuisca all’ammontare di una donazione per le casse della clinica piemontese quando, invece, la cifra destinata alla beneficenza è già stata decisa, ben prima che il prodotto arrivi sugli scaffali e a prescindere dalle sue effettive vendite. Una sorta di “pubblicità ingannevole”, insomma, che, ancora secondo l’Autorità, fa leva sulla sensibilità dell’utente finale che crede di incidere direttamente sulla compera di un nuovo macchinario medico per i reparti del Regina Margherita mentre la Balocco ha già disposto il totale della somma da versare. Succeda quel che succeda.
Fine. Anzi no, dato che a distanza quattro settimane il “caso” si riapre.
O meglio, si allarga. Ad annunciarlo è, di nuovo, l’Antitrust che precisa pure come i suoi funzionari stiano svolgendo, nelle sedi sia di Fenice che di Tbs Crew, grazie anche all’aiuto del Nucleo speciale e degli uomini della Guardia di finanza, delle ispezioni. Una possibilità che, a quanto si apprende, era stata sollevata dal Codacons, il Coordinamento delle associazioni per la difesa dei consumatori, che è tra i primi (parliamo di gennaio 2023) a depositare un esposto sulla questione: «L’Antitrust», fa infatti sapere la Codacons, «ha accolto in pieno la nostra richiesta di estendere alle società di Chiara Ferragni l’istruttoria relativa al caso dell’iniziativa di beneficenza avviata lo scorso Natale dalla Bolocco insieme alla nota influencer». E aggiunge: «Nella nostra denuncia riportavamo segnalazioni circa la scarsa trasparenza dell’iniziativa di solidarietà e i dubbi sull’utilizzo dei fondi raccolti presso i cittadini che avevano acquistato il pandoro. Grazie a questa decisione sarà possibile capire meglio i dettagli di un’operazione commerciale proposta al pubblico con criteri poco chiari, tali da modificare le scelte economiche dei consumatori che avevano deciso di acquistare il prodotto sponsorizzato».

 


MODALITÀ DA ACCERTARE Soddisfazione in casa Codacons, quindi, che ha intenzione di proseguire la battaglia: «Ora, se l’Antitrust confermerà la pratica commerciale scorretta, e se saranno accertate responsabilità da parte delle società coinvolte, avvieremo una azione legale contro la Balocco e contro Chiara Ferragni, chiedendo ai due soggetti di rimborsare il costo del pandoro a tutti i consumatori che hanno aderito all’iniziativa di solidarietà». La beneficenza, e su questo non ci piove, c’è stata: e pure questo, di aspetto, va detto e ribadito. Quello su cui l’Autorità della concorrenza vuole fare piena luce, però, sono le modalità con cui è stata messa in atto. E a scorgere la reazione della Codacons pare non sia una vicenda destinata a finire troppo presto. 

 

 

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