Travaglio, orrore contro Cav e Dell'Utri: "Un pm ancora miracolosamente vivo"
Sul conto di Silvio Berlusconi e Marcello Dell'Utri ci mancava solo il magistrato morto, magari misteriosamente. Ci pensa Marco Travaglio a riempire il buco, con un editoriale tra i più violenti e velenosi che la sua penna abbia mai vergato in questi 30 anni di anti-berlusconismo militante. Il direttore del Fatto quotidiano parte dalla decisione di Dell'Utri di non presentarsi alla Procura di Firenze, dove i magistrati stanno indagando sulle stragi del 1993-94 di cui Berlusconi, da morto, è sospettato essere il mandante.
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Dell’Utri, esordisce Travaglio riferendosi all'eredità dell'amico Silvio, "aveva 30 milioni di ragioni (arrotondate per difetto) per cucirsi la bocca con i pm. Vedi mai che gli scappasse qualche parola di troppo". Soprattutto, aggiunge malizioso il direttore, "dopo i nuovi ordini diramati da Marina B. al governo (subito eseguiti) e anche a lui, destinatario con Marta Fascina di una bella fetta del testamento".
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Quindi il direttore e leader ad honorem del partito dei "forza manetta" riesuma un vecchio discorso di Dell'Utri del 2002 agli esponenti di Forza Italia, quando "tenne in un hotel di Macerata un’imperdibile lezione su come farla franca nei processi: 'Non parlare mai, avvalersi sempre della facoltà di non rispondere. Non patteggiare mai, salvo che siate colti in flagranza di reato...'".
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Consapevole dei meccanismi perversi della giustizia italiana, di fatto Dell'Utri consigliava di "prendere tempo, farne passare il più possibile". "Se accelerate troppo, non otterrete una sentenza che vi soddisfi - le sue parole -. Invece, col tempo, possono succedere tante cose: può essere che muore un pm, muore un giudice, muore un testimone, cambia il clima, cambiano le cose". E qui Travaglio ci mette il carico. "Voi capite di cosa ha paura uno così quando un magistrato ancora miracolosamente vivo lo convoca: non del magistrato, ma di se stesso. È talmente mafioso dentro che da quella bocca può uscirgli di tutto".
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