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Testamento Berlusconi, "Figli e..." : lo sconcertante titolo di Repubblica

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Gli anti-Berlusconi in servizio attivo perenne, anche (anzi, soprattutto) nel giorno del testamento. Superata l'onda emozionale della morte di Silvio Berlusconi, Repubblica ha via via recuperato il fiele smarrito e ha forse superato se stessa con la prima pagina di oggi, venerdì 7 luglio, all'indomani della pubblicazione dei dettagli sull'eredità dell'ex premier.

 

 

 

Una faccenda puramente di famiglia, con il lascito ai cinque figli e alle altre tre persone più importanti della sua vita, il fratello Paolo, l'ultima compagna Marta Fascina, "moglie morganatica" impalmata un anno fa con cerimonia ufficiosa e informale, e l'amico di sempre Marcello Dell'Utri. Le disposizioni di Silvio però non passano indenni dalle forche caudine dei moralisti della redazione guidata dal direttore Maurizio Molinari

 

 

 

In prima pagina, il titolo sconcertante: "Berlusconi, nel testamento figli e figliastri", con fondo a supporto dedicato ai due primogeniti: "Marina e Pier Silvio, attenti a quei due", sottolineando come Berlusconi padre sia stato "l'uomo che ha avuto nelle mani una concentrazione di potere come mai si era vista in una democrazia occidentale". Qualcuno potrebbe obiettare che anche il nonno dell'attuale editore di Repubblica (e Stampa) John Elkann, vale a dire l'Avvocato Gianni Agnelli, sia pure in maniera indiretta di potere politico ne abbia avuto parecchio e per parecchi decenni, ma sorvoliamo.

 

 

 

 

Il riferimento di pessimo gusto ai "figliastri" è motivato a pagina 6, chiarendo come Marina e Pier Silvio siano stati "i preferiti" di papà. Per un semplice motivo: a loro, da sempre coinvolti nei gruppi principali della galassia Berlusconi, Fininvest, Mediaset e Mondadori, il fondatore abbia affidato il 53% complessivo delle azioni. E questo era stato deciso già 17 anni fa, nel 2006. Una scelta logica, vista l'esperienza accumulata nella gestione delle aziende a differenza dei fratelli minori (di secondo letto) che nella vita si sono dedicati sempre ad altro e che detengono comunque il resto del patrimonio. Alla faccia dei "figliastri", insomma.

 

 

 

 

Non basta: i 30 milioni lasciati dal Cav a Dell'Utri? "Il silenzio è d'oro", è il titolo del pezzo di Lirio Abbate, che di fatto sostiene come l'uomo dietro i successi di Publitalia e Forza Italia fosse "il custode dei segreti sulle indagini più scottanti" sulla mafia e le stragi. 

 

 

 

Infine, a pagina 7, un pezzone "di colore" di Filippo Ceccarelli che lascia piuttosto perplessi: "Regali, ricompense e tanta roba - titolo -. La ricchezza esibita per sembrare un re". E via con un pistolotto sugli "omaggi ai collaboratori e ai parlamentari, le farfalline: strumenti di un uomo potente". Troppa generosità, insomma. 

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