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Testamento Berlusconi, Fedele Confalonieri sapeva dei soldi? "Non mi ruba niente"

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Chissà se Fedele Confalonieri sapeva. Mercoledì pomeriggio, mentre i figli di Silvio Berlusconi erano riuniti in video-collegamento davanti al notaio Arrigo Roveda per conoscere i dettagli del testamento, il presidente di Mediaset e amico storico del Cavaliere si è, come si suol dire, cucito la bocca. Pressato dai giornalisti che lo assediavano per avere qualche indicazione sull'eredità di Silvio, ha risposto con un sorriso furbissimo: "Non mi ruba niente, ma non gliele do neanche gratis". E ancora, davanti ai microfoni e alle telecamere: "Non ne so nulla, grazie, arrivederci".

 

 

 

Stava entrando nella sede della holding di famiglia in via Paleocapa, Fidel, ma è difficile pensare che l'amico Berlusconi, almeno nelle ultime settimane, non gli avesse confidato qualcosa. Ad esempio, di aver lasciato 100 milioni all'ultima compagna Marta Fascina, e altrettanti al fratello minore Paolo. O ancora, altri 30 a Marcello Dell'Utri, che di Berlusconi e Confalonieri è stato collaboratore, amico intimo, braccio operativo e spesso esposto, quasi più dello stesso Cav, alle tempeste giudiziarie degli anni di Palazzo Chigi.

 

 

 

Il silenzio ferreo del Confa, allora, è da leggere anche così: l'ultimo omaggio alla straordinaria generosità dell'amico di una vita, forse una promessa di riservatezza visto che lo stesso Dell'Utri, raggiunto in mattinata dall'agenzia Ansa che per prima, in esclusiva, aveva appena pubblicato il contenuto del testamento, si è detto "sotto choc", spiazzato dalla scelta di Berlusconi di cui nulla sapeva. "Da stamattina non ho fatto altro che piangere: non tanto per la cosa materiale ma per il gesto che dimostra la grandezza dell'uomo - ammette commosso -. Per me era come un fratello. Ci conoscevamo da oltre sessant'anni, mi ha sempre aiutato".

 

 

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