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Oreste Scalzone e i nostalgici degli anni di Piombo che tifano il caos

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Filippo Manfredini
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 «La gigantesca mobilitazione, il dilagare della rivolta, sono adeguate a una risposta necessaria alla logica dei poteri costituiti, all’ammazzare persone come normale amministrazione». E figuriamoci se perdeva l’occasione di dire la sua Oreste Scalzone, fra i fondatori (una vita fa, oggi c’ha 76 anni) di Potere Operaio e ancora affezionato agli slogan degli annidi piombo - versante rosso, naturalmente che rilancia appena può da Parigi, dove vive. Anche se, stavolta, parla da Napoli, dove al momento si trova.

 


Lui è uno di quegli italiani- forse il più noto- che dopo aver combattuto da pseudo guerrigliero lo “Stato capitalista” in nome della rivoluzione comunista, da sconfitto e latitante s’è andato a rifugiare in un altro Stato- per la verità altrettanto capitalista di quello italiano ma tant’è, quando c’è da salvare la ghirba i princìpi passano in secondo piano - che gli ha fatto da scudo: condannato nel 1988 per associazione sovversiva, ha goduto della “dottrina Mitterand” fino a prescrizione dei reati, arrivata nel 2007. E dunque, a proposito della situazione francese, lo Scalzone premette che «è difficile fare delle previsioni» (perché, ne ha mai azzeccata una?, ndr), e però prosegue: «Credo che, stanti così le cose, la tendenza sia al dilagare».

 

 

E l’acuto osservatore, al giornalista dell’Adnkronos che gli chiede allora che cosa bisognerebbe fare, ragionevolmente sottintendendo per frenare la violenza di strada, lui risponde: «Che fare chi? Io faccio parte, e sto dalla parte di questa comunità generale di gente che vive sulla sua pelle le logiche del sistema, e se non si ribella ne risulta schiacciata. La ribellione è dunque lo sbocco naturale». Prosit. 

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