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Saviano, il rifiuto della Meloni in tribunale: "Non è necessario"

 Giorgia Meloni

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Bastano poche parole a sistemare Roberto Saviano. E sono quelle di Eleonora Calevi. Il giudice del processo per diffamazione intentato da Giorgia Meloni allo scrittore ha detto chiaro e tondo che "non è necessario" sentire l'attuale premier come teste. Insomma, la toga ha respinto la richiesta della difesa. "È necessario sentire dalla viva voce della querelante - aveva chiesto in aula l'avvocato difensore di Saviano - in ordine alla percezione della valenza diffamatoria, per chiarire la sua percezione". Una testimonianza "superflua" invece secondo i legali di Meloni e secondo il giudice. 

L'autore di Gomorra si trova in tribunale con l'accusa di aver dato dei "ba***di" a Meloni e Matteo Salvini. Al suo fianco, prima che il processo venisse rinviato al 12 ottobre (giorno in cui dovrebbe arrivare la sentenza), il giornalista Corrado Formigli, conduttore di PiazzaPulita dove Saviano criticò la leader di Fratelli d'Italia e quello della Lega, Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International, le scrittrici Michela Murgia e Teresa Ciabatti. Infine, in fondo all'aula, niente di meno di Paola Belloni, compagna di Elly Schlein

Per Saviano quello della giudice è l'ennesimo colpo basso. E pensare che solo qualche ora prima su Twitter criticava l'assenza del premier. "Domani, 27 giugno, alle 14.30 - scriveva - sarò in tribunale a Roma per la quarta udienza del processo Meloni. La Premier, naturalmente, si tiene lontana anni luce dall’aula per evitare figure imbarazzanti. Come spiegherebbe, del resto, ai suoi interlocutori internazionali che vuole convincere di essere una conservatrice moderata e non una politica di estrema destra, che per anni ha evocato la teoria (nei fatti nazista) della sostituzione etnica? Le querele di Stato dovrebbero spaventare me, ma ho capito che spaventano molto di più i ministri che mi portano a processo perché in aula, sotto giuramento, sarebbero costretti a dire la verità". 

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