Giuliano Ferrara, profezia terrificante sulla fine di Putin: "L'epilogo brutale"
"Altroché lo zar", Putin e la Russia sono allo sbando, in mano a bande di macellai. "La rivolta del cuoco di Putin ha messo nei guai la fetida impresa politica e militare del Cremlino. L’eventuale vendetta del capobanda, se ci fosse, apparirà il primo atto di un epilogo brutale e triste, a un passo da Ceausescu. Altro che lo zar", scrive Giuliano Ferrara nel suo editoriale su Il Foglio. "Nessuno sa niente e il buio copre la fronda armata in Russia". Quel che è certo è che Prigozhin, il cuoco di Putin è "diverso dalla cuoca che Lenin voleva alla testa dello stato", e "dimostra inequivocabilmente che quel paese meraviglioso è nelle mani di una banda, anzi di più bande composte di ladri e di macellai".
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Il presidente russo "crede di interpretare il ruolo di Nicola II nel 1917, quando abdicò tradito dall’esercito, ma è solo il mandatario disilluso di un personaggio formidabile e losco che gli si rivolta contro, è un potente poveraccio che si appella disperato contro la fronda armata che lo minaccia", osserva ancora il fondatore del Foglio, mentre Prigozhin, "fondatore di un esercito di avanzi di galera che cerca di eleggere Trump a capo degli Stati Uniti con la pirateria cibernetica, e poi fa le sue scorrerie in Africa, e che ha portato l’eroismo della follia in Crimea e poi nella più sanguinosa delle battaglie sul fronte ucraino, ha tirato fuori il vero dalle sue viscere, varcando la linea rossa della solidarietà con i servizi e il Cremlino, alle cui trame e menzogne era ben collegato, e mettendo nei guai la più fetida impresa politica e militare da un secolo a oggi, le avventure del Terzo Reich a parte".
"Ne uscirà a pezzi". Lo scenario inimmaginabile: "Russia frazionata"
Come finirà? "Può darsi che lo fucilino. Può darsi che stipulino con lui un compromesso oscuro dell’ultimissima ora. Può darsi che batta in breccia un establishment politico-militare alla frutta, con il suo capo: di sicuro ha messo a nudo la più grande mistificazione antioccidentale e il più colossale totem di tutti gli sciagurati che si battono a chiacchiere contro la società aperta, la globalizzazione, l’alleanza internazionale delle democrazie contro le autocrazie", ragiona Ferrara. E "un gigante in maglietta, seduto con la bandiera del suo battaglione Wagner dietro la schiena, ha mandato in frantumi la favola nera degli oligarchi russi e dei loro manutengoli in un altro video Telegram che comunque farà storia". Da parte sua Putin "potrà continuare a accumulare e macellare, con l’aiuto degli straccivendoli da piccolo schermo e della sua rete di influencer, ma dopo l’appello del sabato mattina, con l’occhio finalmente tremulo e il linguaggio impaurito del corpo, anche la sua eventuale vendetta, se ci fosse, apparirà il primo atto di un epilogo brutale e triste, a un passo da Nicolae Ceausescu. Altro che lo zar", conclude il giornalista.