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Nicola Porro ridicolizza Travaglio: "Uno degli italiani più corretti e onesti mai visti?"

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Un curioso paradosso: il destino ha voluto che il re dei manettari, l'ex pm di Mani Pulite, Piercamillo Davigo, sia stato condannato a 1 anno e 3 mesi nell'ambito dell'inchiesta sulla Loggia Ungheria. Già, il destino: chi di condanne ferisce, di condanne perisce. Clamorosa macchia al termine della carriera per l'ex pm secondo il quale, bene ricordarlo, "non esistono innocenti". Frase col senno del poi assai profetica.

E la condanna di Davigo, va da sé, è stata accolta con rabbia e ira funesta da Marco Travaglio, il direttore del Fatto Quotidiano per il quale Piercamillo è una sorta di faro, un assoluto totem (e viceversa). Riavvolgere il nastro fino a ieri, mercoledì 21 giugno, quando proprio Il Fatto proponeva una prima pagina... esilarante. Titolone: "L'Italia alla rovescia, il giorno dell'illegalità". E perché mai? Presto detto: Davigo condannato e Silvio Berlusconi commemorato al Senato dopo la sua scomparsa. Tanto basta per produrre simili, e risibili, titoli.

 

 

Ma, ancor peggio, il fondo vergato da Travaglio, dal titolo "Acchiappacitrulli". Scriveva il direttore: "Per una mirabile congiunzione astrale, la giornata di ieri ha consacrato definitivamente l’Italia come il Paese di Sottosopra". Dunque il passaggio-chiave, le parole mirabolanti di Travaglio: "il Tribunale di Brescia condannava uno degli italiani e dei magistrati più onesti e corretti mai visti, Davigo". Bum.

Ecco, tra chi ha avuto qualcosa da eccepire su queste parole del direttore del Fatto, ecco Nicola Porro, che si scatena nella sua consueta Zuppa. "Il tribunale di Brescia condanna uno degli italiani più onesti e corretti ma visti", riprende le parole dell'editoriale. "E questo chi lo ha stabilito? Travaglio, ça va sans dire. Se per questa cosa avessero condannato qualcun altro, Silvio Berlusconi, soltanto per quella condanna sarebbe diventato il mafioso e delinquente", conclude Nicola Porro. Niente da aggiungere.

 

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