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Pina Picierno contro Elly Schlein: "Non è lesa maestà"

Edda Guerrini
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Tra un Daniele Silvestri («Le cose che abbiamo in comune sono 4.850»), un Niccolò Fabi («Tra la partenza e il traguardo, nel mezzo c’è tutto il resto») e un Diodato («Se i nostri elettori ci chiedessero di dedicare loro una canzone sarebbe Fai rumore»), Elly Schlein, riunendo la direzione del Pd, prova a reagire alle polemiche che l’hanno investita. Innanzitutto propone un’«estate militante». Che non è la hit del momento, ma un’agenda di mobilitazioni per le prossime settimane. Si comincia sabato 24 con la Cgil sulla sanità, poi il 30 giugno con una iniziativa per la casa, insieme ai sindaci, quindi il 14 e 15 luglio contro l’autonomia differenziata, poi iniziative e banchetti locali sul Pnrr.

Quanto alle critiche che le sono state mosse, «va bene le discussioni», ma «serve un’orchestra che suona lo stesso spartito». E «lealtà sui temi che ci uniscono». «Se a qualcuno questa linea non piace lo ammetta e non trovi altre scuse», scandisce. Ma «il giochino del logoramento», avverte, «non funzionerà, mettetevi comodi, siamo qui per restare».

Più volte torna sul mandato ricevuto nelle primarie, un mandato «chiaro per ricostruire una identità chiara del partito, che ci renda riconoscibili». Non si può «rappresentare tutto», seno, si finisce per non rappresentare niente. Le accuse dopo i ballottaggi? «Uno psicodramma», ma «non ci prendiamo più demeriti di quelli che abbiamo». Il punto, ha ammesso, è che «la destra ha una coalizione», e «noi oggi non ce l’abbiamo». Per questo la strada resta quella di costruire quella colazione che oggi non c’è, iniziando a fare «sinergie» sui temi.

 


IL NODO UCRAINA Sull’Ucraina, tema che ha riacceso le polemiche, dopo le parole di Moni Ovadia contro la Nato alla manifestazione di sabato, ha ribadito che «siamo sempre stati chiari e lineari nel pieno supporto all'Ucraina per la difesa anche con aiuti militari», «ma non dismettiamo la prospettiva di una pace giusta», perché «una forza di sinistra non può dismettere la parola pace».

Quanto all’abuso di ufficio «siamo disponibili a lavorare a una riforma, ma l’abrogazione sarebbe in contrasto con la normativa europea». E se si è detta pronta a partecipare a iniziative di Calenda, a Renzi ha chiuso la porta in faccia: «Non può dare lezioni di subalternità, visto che al Nazareno invitò subito Berlusconi». 
La minoranza ha evitato processi, ma non ha lesinato una serie di critiche. Nessuno vuol logorare la segretaria, ha detto Stefano Bonaccini, ma se gestione unitaria deve essere, bisogna «discutere di più e meglio». E guai ad abbandonare la «vocazione maggioritaria che non è autosufficienza», ma la constatazione del fatto che «spetta al Pd svolgere il ruolo di perno nella costruzione di una alternativa al centrodestra». Così come ha messo in guardia dall’avere «approcci minoritari», perché in questo modo «non riporteremmo la destra all’opposizione». Va bene partecipare alle piazze, ha ancora aggiunto Bonaccini, ma deve essere il Pd a guidare, «mai mettersi a rimorchio» di altri. Schlein, infine, tenga conto che «il partito non è movimento».

«Discutere non è lesa maestà», ha messo in chiaro Pina Picierno, eurodeputata ed ex braccio destro di Bonaccini durante il congresso. Concetto ripetuto da Alessandro Alfieri: «Il Pd o è plurale o non è. È giusto discutere in direzione», ha detto per poi aggiungere: «Non contesto le motivazioni di andare da Conte, ma non ho compreso le ragioni di aver esposto il Pd alle critiche poi ricevute». In ogni caso, «hic manebimus». Pausa e poi: «Quanto all’optime...lavoriamoci».

 


 

DIALETTICA ASPRA - Ha preso la parola anche l’ex ministro Lorenzo Guerini, tra i più critici negli ultimi tempi, spiegando che «nessuno vuole azzoppare la segretaria», ma «chi guida deve farsi carico della complessità della nostra comunità e delle decisioni fondamentali che dobbiamo assumere per rafforzare insieme il nostro partito. E la dialettica, se leale, anche quando è aspra, non è lesa maestà e serve innanzitutto a te, Elly». Ha poi sottolineato come restano «contraddizioni nel rapporto con i cinquestelle». Contraddizioni che bisogna «affrontare». Paola De Micheli, competitor di Schlein all’ultimo congresso, le ha ricordato che «i segretari Pd più longevi sono stati quelli criticati a viso aperto».
Anche la sinistra dem, però, pur difendendo la segretaria, le ha suggerito di «trovare luoghi dove maturino democraticamente le decisioni». Perché è giusto «guardare il mondo fuori da noi», ha spiegato Peppe Provenzano, ma anche «la nostra comunità è un patrimonio di cui prenderci cura». 

 

 

 

 

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