Cerca
Cerca
+

Berlusconi, campione del politicamente scorretto: la frase che ha fatto impazzire la sinistra

Salvatore Dama
  • a
  • a
  • a

No, non sto piangendo, mi è solo entrato un «pullman carico di tr**e» nell’occhio. Ok, puoi dire quello che vuoi: l’imprenditore, il politico, il manager, lo sportivo, per carità. Ma il Silvio Berlusconi in purezza è stato quello delle battute, delle uscite estemporanee, delle frasi spontanee e un po’ ingenue, fuori dal copione del politicamente corretto, dall’etichetta, dal cerimoniale. Soprattutto, queste sortite lo hanno reso umano. Uno di noi.
Proviamo a buttare giù un catalogo. Di roba ce n’è tanta.

 


 

Primo capitolo: le convention di partito. Sì, il Cav ha sempre avuto un testo scritto da leggere, ma poi, all’inizio o alla fine, di solito andava a braccio. Ed è lì che arrivava la frase da scolpire nella pietra. Sardegna. Campagna elettorale per le Regionali. Berlusconi racconta la storia di questo signore. Vuole aiuto per cambiare generalità: «Si chiamava Giancarlo Merda...». In effetti, riflette il Cavaliere, «ha le sue ragioni e mi prodigo per aiutarlo». Quando torna, Silvio gli spiega che si può fare e gli domanda quale alternativa abbia scelto. E lui: «Ugo Merda!». Inaugurazione di una fabbrica di pannelli solari. È il 2013, Venezia. Berlusconi chiama una venditrice sul palco per spiegarle il mestiere. «Lei viene?», ammicca lui. «A costo zero!», fa lei. «E quante volte viene?
» «Tutte le volte che serve» «Allora le lascio il mio numero di telefono». Apoteosi. Di applausi e polemiche.
Qualche anno prima. Le cose nel Popolo della libertà non vanno più bene. Gianfranco Fini e i suoi se ne sono andati. Gli azzurri pensano di rifondare Forza Italia. «Ma stavolta», propone Berlusconi, «la chiamiamo Forza Gnocca!». Passo indietro, è il 2005: Silvio deve convincere la presidente della Finlandia Tarja Halonen a rinunciare alla nuova Autorità europea per la sicurezza alimentare. Spiega come ha fatto: «Ho dovuto usare tutte le mie arti da playboy». L’ambasciatore finlandese protesta.
Le donne scandinave sono protagoniste anche della barzelletta di Carletto. Che va in farmacia e chiede 10 pillole di Viagra. Il medico sa che l’uomo è cardiopatico e gli dà un placebo. L’indomani domanda come sia andata l’orgia. E Carletto: «Una grande figura di merda!».
Anno 2003. Per invogliare gli investitori di Wall Street a scommettere sull’Italia, Silvio prova a usare un’argomentazione convincente: «Oggi ci sono meno comunisti e tante bellissime segretarie!». Fabrizia Carminati, ex valletta di Canale 5, si candida con Fi alle Europee. Berlusconi la riconosce e sentenzia: «Però sei sempre una bella fica!». Festa di compleanno finita anzitempo. A casa di un imprenditore di Parma. Il Cav guarda l’orologio e calcola la distanza: «Faccio ancora in tempo a tornare da mia moglie a farmi una bella ciulatina».

 

 

La passione per le mogli. Degli altri. Quella di Sulley Muntari, calciatore del Milan: «La tua signora è la più bella di tutte, me la presenti?». Altra scena: sta uscendo da un ingresso, folla di fan e giornalisti. Un tizio gli domanda: «Silvio, la preferisci bionda o mora?». Lui ci pensa un nanosecondo: «Mi vanno bene tutte, basta che te la danno!». Eicma, fiera delle moto, Milano. Il Cavaliere rimane affascinato dalle standiste e declina la sua dottrina gender: «Se qualche volta mi succede di guardare una bella ragazza, che fa? Meglio essere appassionati delle belle ragazze che gay, no?». E ancora: «Non ho problemi verso chi è omosessuale: c’è meno concorrenza per noi!».


E ancora: la politica internazionale secondo Silvio. L’Osservatore romano castiga il leader di Forza Italia per aver raccontato la barzelletta dell’ebreo che nasconde un altro ebreo ai nazisti nella sua cantina, a pagamento, e non gli dice che la seconda guerra mondiale è finita. Aprile 2009. Riunione del G20. La Regina Elisabetta, nel mucchio, riconosce la voce berlusconiana mentre urla: «Mister Obamaaaaa!». Si infastidisce e rimprovera. In un’altra situazione Barack incassa i complimenti del premier italiano: «È giovane, è bello ed è anche abbronzato!». Photo opportunity durante il vertice informale dell’Ue in Spagna. Al momento dello scatto Berlusconi fa le corna dietro la testa dell’allora ministro degli Esteri spagnolo Josep Pique (che non è quello di Shakira). L’apice arriverà in seguito, quando viene accusato di aver definito Angela Merkel «una culona inchiavabile».
Lui nega. Ma poi, quando a un consiglio europeo la cancelliera tedesca passa davanti a un capannello di giornalisti italiani, Silvio dà di gomito a un cronista e ribadisce il concetto: «Vedete che avevo ragione io? È proprio una culona inchiavabile!». Infine l’immancabile burla al manager cinese, che viene interrogato sui proverbi italiani: «Can che abbaia?» «Poco cotto!».
Altro capitolo: sono Berlusconi, ma resto umile. Nel 2006 si torna alle urne e Silvio proclama: «Sono il Gesù Cristo della politica, mi sacrifico per tutti». Stessa campagna elettorale, secondo proclama: «Solo Napoleone ha fatto più cose di me, ma io sono più alto!». Poi incontra un prete e fa un voto di castità: «Ti prometto due mesi e mezzo di astinenza sessuale».
 

Le scene teatrali. Quando, ospite da Michele Santoro, prende i fogli che ha in mano e pulisce la sedia dove era seduto Marco Travaglio. O l’1-2-3 al Quirinale, mentre Matteo Salvini elenca le richieste presentate dal centrodestra al Capo dello Stato.
Poi: il cucù al Maurizio Costanzo Show. Silvio apre la porta e infila la testa con un'espressione paracula. Diventata, manco a dirlo, ispirazione per centinaia di migliaia di meme: «Eccomi qua!». Il mito berlusconiano e i pischelli che lo idolatrano si ricongiungono in un luogo virtuale. È il settembre 2022: «Ciao ragazzi, vi do il benvenuto sul mio canale ufficiale di Tiktok». Èun trionfo. Milioni di visualizzazioni in poche ore. E Silvio capisce che a quel pubblico deve dare esattamente ciò che chiede: non contenuti politici stracciapalle, ma la “comedy”.
L’acquisto del Monza ispira il nostro eroe. Sarà l’aria di casa, la dimensione provinciale, il Cav non si tiene. Cena di Natale. Il patron fa una promessa alla squadra: «Se battete una grande squadra, vi mando un pullman di troie nello spogliatoio!». Poi sempre con i tifosi brianzoli in trasferta a Olbia: «Vi devo salutare che devo andare a puttane!». Infine il Berlusconi metafisico. Che muore e convince il Padreterno a trasformare il Paradiso in una società per azioni. «Ma non capisco perché io sono il vicepresidente», obietta Dio. Ecco Silvio, un saluto e una lacrima. Insegna agli angeli come si fattura. 

 

 

 

Dai blog