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Travaglio, frasi sconnesse e insulti a raffica: una valanga d'odio contro Berlusconi

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Odio puro. Sin dal titolo del suo editoriale - "Coccodrillo del Caimano" - Marco Travaglio, su Il Fatto Quotidiano, esprime tutto il livore, lo sprezzo, lo schifo che nutre per Silvio Berlusconi. Senza fermarsi - e nemmeno contenersi - davanti alla sua morte. E così il suo articolo è un elenco di frasi isolate da qualsiasi contesto: "Basta ladri di Stato. L’amico Craxi. L’amico Gelli. L’amico Dell’Utri. L’amico Mangano. L’amico Previti. L’amico Squillante. L’amico Metta. Il lodo Mondadori. La rivoluzione liberale. L’uomo del fare. La villa fregata all’orfana. Da giovane ero anch’io donnino di casa. Mamma Rosa. Il mausoleo di Arcore. Il Polo delle Libertà", scrive Travaglio.

 

 

E ancora: "Mai pagato tangenti. Milano negli anni 70 era un calvario, dovevi far passare la pratica da un ufficio all’altro con l’assegno in bocca. Vendo le mie tv. Lasciatemi lavorare. Sono l’unto del Signore. Mai detto che sono l’Unto del Signore. Cribbio. Mi consenta. Il ribaltone. Dini e Scalfaro comunisti. Prodi utile idiota dei comunisti. D’Alema comunista. L’amico Massimo. La Bicamerale. La Costituzione comunista. Le toghe rosse. La Casa delle Libertà. Chi vota a sinistra è cogli***".

 

 

Non finisce qui. Il direttore del Fatto prosegue: "Tutta colpa dell’euro. Le corna. il cucù alla Merkel. La mafia, poche centinaia di persone. Gli ellepì con Apicella. L’elisir di Scapagnini. Rasmussen è meglio di Cacciari, gli presenterò mia moglie". "Un milione di posti di lavoro. Meno tasse per tutti. Le grandi opere. Il Ponte sullo Stretto. Sono stato frainteso. Biagi, Santoro e come si chiama l’altro... Luttazzi hanno fatto un uso criminoso della televisione pagata coi soldi di tutti". Ci fermiamo qui.

Ci permettiamo ancora soltanto di notare come nel vegare il pezzo che forse attendeva da una vita, Travaglio, forse abbia deluso le aspettative dei suoi lettori. Come se il "troppo" in cui poteva sguazzare lo avesse confuso, tanto da riuscire a mettere in fila solo una lunga sequela di frasi quasi sconnesse, fino alla chiusa - "Me ne vado da questo Paese di mer***" -, lo sfregio finale che piove in una confusione un poco imbarazzante. Parole di Travaglio, attribuite a Berlusconi, o meglio al Cav attribuisce la colpa di aver trasformato questo Paese in una latrina. Ma se nel giorno del pezzo della vita serve l'esegesi...

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