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Nicolai Lilin, ecco il vero piano di pace di cui nessuno parla

Nicolai Lilin
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Alla gran parte delle agenzie del mainstream sia occidentale che russo è sfuggita una notizia recente. Non l’hanno considerata degna di essere diffusa perché fondamentalmente non è di tendenza per i poteri (che sulla guerra in Ucraina non solo guadagnano economicamente, ma soprattutto usano questa guerra per consolidare il proprio potere all’interno dei propri Paesi. Durante lo svolgimento del Forum sulla sicurezza dell’Asia tenutasi fine settimana scorsa a Singapore, noto come Shangri-La Dialogue, il ministro della Difesa indonesiano ha proposto un piano di pace per l’Ucraina e la Russia. Il programma proposto non è complicato, facilmente realizzabile nel caso in cui i Paesi coinvolti siano realmente intenzionati a una soluzione pacifica del conflitto.

 

PROPOSTA DI ARMISTIZIO I cardini principali della proposta di Prabowo Subianto Djojohadikoesoemo, imprenditore, politico ed ex generale indonesiano, attuale ministro della Difesa di Giacarta, si riassumono in quattro punti:- Le truppe coinvolte nel conflitto si fermano sulle posizioni in cui si trovano e cessano il fuoco; - si allontanano nelle proprie retrovie per una distanza di 15 chilometri da quelle posizioni, lasciando lo spazio alle forze di pace dell’Onu che si frappongono tra loro; - si organizzano i referendum, ripetuti nelle nuove regioni russe, ma sotto l'egida delle Nazioni Unite; - la Russia e l’Ucraina vengono divise secondo lo scenario coreano della linea di demarcazione militare conseguente all’armistizio del 1953. La Russia non ha risposto pubblicamente a questo piano. Solo attraverso l’autorevole Ria Novosti, è emersa in un articolo una posizione attribuita a una fonte anonima del governo. In pratica, si tratta sì di una reazione ufficiale, ma che non è impegnativa per il Cremlino. Ed è lo stesso metodo di rendere note dichiarazioni smentibili in qualsiasi momento che viene utilizzato soprattutto dai giornalisti statunitensi da molto tempo. Mosca in sostanza afferma che si dovrebbe parlare di piani di pace (leggi- non ci interessa chiacchierare), ma ci sono «elementi degli accordi di Minsk, che Kiev ha sabotato con il sostegno dell'Occidente», e quindi «si può parlare di negoziati solo se l’Ucraina soddisfa requisiti come la neutralità, la non adesione nemmeno all’UE, lo status di Stato della lingua russa, il rispetto dei diritti delle minoranze (limitando al minimo ucrainizzazione) e il riconoscimento della Crimea e delle nuove regioni da parte di Kiev».

 


 

CONDIZIONI CAPESTRO In altre parole, l’Ucraina dovrebbe capitolare e diventare un protettorato come la Bielorussia. Da questo alquanto singolare episodio si evince che l’atteggiamento reale dell'élite russa nei confronti dell’idea di avviare i negoziati di pace per fermare la guerra fratricida non è molto diverso da quella del potere ucraino, che vive nella propria dimensione fantapolitica sacrificando il proprio Paese agli interessi di un piccolo gruppo dei potenti che usano la guerra per risolvere propri questioni personali. Le richieste della Russia in questo senso sono come la «formula di pace» diffusa recentemente da Zelensky: si fondano sulla capitolazione completa del nemico. Ho sempre più l’impressione che nello scambio delle note diplomatiche che si sviluppa attorno alla guerra ucraina (ancora in forma abbastanza limitata, intendiamoci), molti partecipanti al processo confondano il “bizantinismo” e il cinismo spietato con la realtà, disperatamente allontanando ogni prospettiva di pace.

 

 

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