D-Day dimenticato, Sallusti: che vergogna. Da Murgia e Saviano nemmeno un tweet
Settantanove anni fa come ieri, il 6 giugno 1944, alle prime luci dell’alba sulle coste francesi della Normandia si appalesò il più grande esercito di liberazione mai messo insieme nella storia: 156mila soldati e 20mila veicoli blindati sbarcarono su quelle spiagge dopo aver attraversato nottetempo la Manica su 1200 navi da guerra e 1500 da trasporto. Era il D-Day, il giorno deciso dagli alleati per iniziare la liberazione dell’Europa dal nazifascismo. Solo nelle prime ore dello sbarco morirono 2500 ragazzi americani, inglesi, canadesi, francesi, polacchi, belgi, cecoslovacchi, olandesi e norvegesi. Undici mesi dopo quell’immane sacrificio portò alla fine della Seconda guerra mondiale in Europa.
Perché ricordare questa storia? Sarebbe meglio chiedersi: perché non ricordarla, visto che ieri nessuno l’ha ricordata in un mondo dove si celebrano con enfasi anniversari ben meno importanti e decisivi per la nostra storia? Già, strano che le Murgia, i Saviano e tutta la compagnia che vede fascisti ovunque non abbia sentito il bisogno di ricordare – sarebbe bastato un tweet – quegli eroi venuti da lontano che dal vero nazifascismo ci liberarono a prezzo del loro sangue e senza il cui martirio non ci sarebbe stato per l’Associazione partigiani nessun 25 aprile da celebrare. Strano, dicevamo, ma non troppo perché avrebbe dovuto ammettere quattro cose ancora oggi indicibili per la sinistra.
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La prima: senza l’America e il blocco Occidentale a lei alleato – oggi diremo la loro odiata Nato – non avremmo né libertà né democrazia. Secondo: purtroppo la pace la si raggiunge solo se nazioni libere uniscono i loro sforzi contro tiranni invasori, ieri Hitler oggi Putin. Terzo: libertà e democrazia non sono gratis, hanno un prezzo che va condiviso tra tutti coloro che credono in questi valori. Quarto: la guerra è una follia, certo, ma la responsabilità sta in capo a chi la inizia, non a chi è costretto a finirla.
Ecco, quando parliamo di quello che sta succedendo in Ucraina teniamo ben presente questa storia che ci ha riguardato da vicino, perché se dimentichiamo dove e come è nata la nostra libertà, se la misuriamo solo in base all’andamento del costo della bolletta del gas, be’ allora stiamo sputando addosso a quei 2500 ragazzi morti per noi la mattina del 6 giugno 1944.
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