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Beppe Grillo, il contratto da 300mila euro: il comico batte cassa

Salvatore Dama
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Beppe Grillo è a Roma. E già questa è una notizia. Dal momento che il fondatore del Movimento 5 Stelle ha ridotto drasticamente le sue apparizioni politiche, tornando a tempo pieno alla sua attività teatrale. Ma è il perché di questa presenza che incuriosisce. Ufficialmente il “fondatore” aveva un incontro con Giuseppe Conte e Pasquale Tridico sul tema del lavoro. Vertice che si è effettivamente svolto, a porte chiuse, all’Hotel Forum, struttura ricettiva che ospita Grillo tutte le volte che plana nella capitale. Tutto qui? Pare di no, perché Beppe ha incontrato anche Claudio Cominardi, che è il tesoriere del M5s. Una visita non di cortesia, ma di sollecito. Grillo si è proclamato “garante” del Movimento. Lasciando all’ex premier la leadership politica. Però Beppe si è mantenuto il privilegio di dare la linea, sia pure saltuariamente e parlando dei massimi sistemi. Un’attività di comunicazione, fatta attraverso il suo blog, che gli viene retribuita. Anche se sarebbe più corretto parlare al passato. Il contratto, scaduto, non è ancora stato rinnovato.

 


CON TRIDICO - E questo ha creato mal di pancia cubici. Da parte dell’Elevato, che vuole la grana. Da parte dei parlamentari grillini, che considerano un filo esoso pagare l’ex capo, che filosofeggia una tantum attraverso una piattaforma che non è neanche più del partito. E sono tanti soldi, troppi per l’economia di un movimento che ha sposato la regola francescana: trecentomila euro, divisi in due contratti di collaborazione, una sorta di consulenza per la comunicazione. E la tutela legale, uno scudo che copra l’artista da eventuali procedimenti per diffamazione legati alle sue esternazioni politiche. La manleva c’era nel precedente contratto siglato nel 2018. Ma poi è scomparsa. E Beppe la rivuole. Insieme ai bonifici.
Ok, poi si è parlato anche di politica nella due giorni romana del comico genovese. Con Conte e Tridico, presidente dell’Inps in uscita. Segnatamente, del “futuro del lavoro in Italia”. Sulla sua pagina Facebook, Grillo ha pubblicato un sunto di un articolo di Tridico: «In Italia, come anche negli altri paesi dell’Ue, continuiamo ad avere come punto di riferimento principale per la tassazione, il lavoro. Il nostro modello di welfare, che si basa sulla contribuzione dei lavoratori, fra non molto sarà a rischio sostenibilità.


IL 17 GIUGNO IN PIAZZA - Se la tassazione fosse riequilibrata sulla base del fatturato, del giro di affari delle aziende, e se applicassimo una minimum tax sugli utili delle società di capitale, il nostro welfare acquisirebbe la sostenibilità necessaria.
Tuttavia, un tale approccio non può essere adottato in un solo Paese ma dovrebbe avvenire, per quel che ci riguarda dentro l'unione Europea».
All’incontro erano presenti, tra gli altri, anche Chiara Appendino, che potrebbe essere promossa con un ruolo di vertice (anche se lei, ieri sera a Otto e mezzo ha detto che la leadership di Conte non è in discussione, ammettendo però che c’è una ridefinizione dei comitati e della struttura), Paola Taverna, Nunzia Catalfo. E Conte, ovviamente. Che ha ribadito la battaglia sul salario minimo. E ha illustrato l’iniziativa del 17 giugno, quando il M5s sarà in piazza per dire no al precariato. Ci sarà anche Grillo? Alla domanda dei giornalisti, lui risponde vago: «Ma lo capite che sono domande a cui io non riesco a dare risposte», si limita a dire mentre si infila in auto per lasciare l’hotel. Con i parlamentari grillini è stato più loquace: «Bisogna avere coraggio! Bisogna avere il coraggio di fare un reddito universale per tutti! Il Covid ha stravolto i ragazzi», ha detto Beppe parlando nel corso della riunione del Forum. «Dare i soldi ai padroni non serve a niente, migliora la vita solo degli imprenditori. Questo è il momento di fare, la gente che non ha nulla da perdere. È pericolosa», è tornato ad ammonire. E allora è molto chiara l’indicazione di percorso che arriva ai parlamentari grillini: «Uscite, andate fuori dai palazzi della politica, noi lo facevamo. Lì dentro non contiamo più niente. Non possiamo parlare ancora della sfiducia, dello sbarramento al 5%, della Costituzione».

 

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