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Delirio antifascista: ora inventano saluti romani davanti a Mattarella

Pietro Senaldi
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Massimo rispetto per la scrittrice Michela Murgia e perla sua vicenda umana. Per questo è giusto sottolineare che una scemenza a settimana, anche no grazie. La tamburina sarda ha fatto sapere di essere ossessionata dal timore del ritorno del fascismo in Italia. Posizione legittima, solo che la signora è angosciata al punto da vedere questa minaccia in qualsiasi manifestazione umana che dissenta dal suo pensiero e dalla sua visione del mondo.

Murgia si è data la missione di denunciare ogni minaccia nera che si paventi all’orizzonte, augurandosi che la sua malattia terminale le consenta di arrivare a vedere la caduta del governo di Giorgia Meloni, che ritiene una sorta di Elena Ceausescu, la moglie del dittatore romeno fucilato dal suo popolo sfinito, che era ritenuta perfino più spietata del marito. Lei porta avanti la battaglia con solerzia ma l’eccessivo furore ideologico le regala scarsa obiettività. E così, ogni due per tre rimedia una figuraccia.

 

RICHIAMATA
Normalmente l’opinione pubblica comprende e tira innanzi, ma ieri la topica della pasionaria rossa è stata tale che finanche i cronisti di Repubblica l’hanno dovuta richiamare all’ordine, anche perché la Murgia aveva messo in mezzo perfino il presidente Mattarella. È successo infatti che la scrittrice abbia diffuso un video della parata del 2 giugno che riprendeva gli incursori del Goi mentre sfilavano davanti al Capo dello Stato, omaggiandolo con il braccio alzato al grido di «Decima». La cosa non è andata giù alla scrittrice che, pur non capendo un acca di etichetta militare, ha voluto dire la sua.

«Ieri, sotto gli occhi impassibili del presidente Mattarella è successo anche questo. Tutto normale perché sono anni che va avanti il processo di normalizzazione. Cercate Decima flottiglia Mas sul sito di Wikipedia, vi sarà chiaro perché La Russa sorrida tanto e faccia il segno della vittoria» ha attaccato la Murgia, dando dei fascisti ai nostri soldati e quasi denunciando un atteggiamento passivo del presidente, che avrebbe tollerato manifestazioni nere. Peccato che la partigiana sarda ignori che i militari da lei denunciati non si stessero esibendo in un saluto romano bensì nell’Attenti a sinist, la procedura ufficiale per riverire la tribuna delle autorità eseguita da tutti i reparti. E peccato che il grido «Decima» non evocasse il battaglione speciale della Repubblica Sociale di Salò, bensì quello della Marina Militare del Regno, da cui i Goi nascono.

 

ERRORI DA MAESTRINI
Poco male, sono errori che capitano ai maestrini. Avremmo volentieri fatto a meno di riportare la topica, non fosse che non è un caso isolato ma la spia di un clima fetente che parte dell’opposizione alimenta contro questo governo in nome di uno spirito democratico di cui si riempie la bocca ma che le è del tutto estraneo. Nell’impossibilità di tranquillizzare la Murgia sul fatto che non sta ritornando il fascismo, ci auguriamo almeno che il nostro articolo la conforti sul fatto che il capo dello Stato non ha chiuso gli occhi di fronte a dei pericolosi camerati. Alla scrittrice ricordiamo la favola di un letterato meno dotato di lei, tale Esopo, il quale spiegò all’umanità che, se si continua a gridare «al lupo, al lupo» a sproposito poi, quando il lupo arriva davvero, nessuno prende sul serio l’allarme. La Murgia ha un problema di intolleranza che c’entra poco con il fascismo e molto con la sua matrice culturale e politica. Nessuno dubita che sia animata da buoni propositi, ma è evidente quanto l’odio che nutre per il centrodestra l’abbia portata a deviare da essi e volgerli verso comportamenti gratuiti, illiberali e violenti.

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