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FdI, delirio totale sulla "Stampa" di Giannini: "Pericolo nero", chi accusano

Daniele Dell'Orco
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Dicasi “inchiesta” una indagine o ricerca diretta a ottenere un’esauriente quantità di dati relativi a un fatto o a un fenomeno. Senza voler insegnare il mestiere a nessuno, non si scade certo nella lesa maestà se si insinua che il grande giornalismo italiano di questo termine abusa. L’approfondimento che La Stampa sta dedicando, per di più a puntate, al mondo della “cultura di destra”, ammesso e non concesso che come concetto intellettuale possa esistere, di dati relativi al fenomeno non ne raccoglie affatto.

Basta prendere la puntata di ieri dal titolo «Allarme UE per la rete nera». A leggere il titolo sembrerebbe quasi che possa esistere qualche indagine dell’Interpol volta a smascherare dei pericolosi sovversivi con gli scantinati pieni di RPG e cellule di miliziani disposti a tutto pur di fare la rivoluzione.

Invece, leggendo il pezzo si scopre che il “pericolo” a cui si allude è rappresentato... dai libri. O meglio, dalle idee contenute nei volumi, nei convegni e nei progetti metapolitici delle fondazioni, diciamo, non progressiste. Già, perché La Stampa arricchisce la presunta inchiesta con tre miniature di tre profili intellettuali da dare in pasto ai cacciatori di streghe: Marco Scatarzi, fondatore di Passaggio al Bosco edizioni, Gabriele Adinolfi, animatore di Noreporter.org, e Francesco Giubilei, presidente di Nazione Futura e Fondazione Tatarella.

 

Siccome serve una fantasia da urlo, anziché dati o elementi tangibili, per farli stare tutti e tre assieme nella stessa lettura, La Stampa gioca un jolly: quello dell’Institut Iliade, il think tank francese nato nel 2013 allo scopo, si legge sul manifesto, «di salvaguardare le radici della civiltà europea».

L’Institut Iliade ha avviato una sinergia con l’editore Passaggio al Bosco per la pericolosissima attività di pubblicazione di libri, poi, siccome organizza molti convegni, invita anche molti relatori tra cui Adinolfi. E Giubilei? Siccome è consigliere del Ministro Sangiuliano, viene a tutti i costi inserito in qualsiasi teoria volta a far sembrare il governo Meloni una setta di personaggi che girano col fez. Nel caso specifico, non ha alcun legame con le attività dell’Institut Iliade ma collabora con una rivista, peraltro molto prestigiosa, The European Conservative, che a sua volta realizza eventi in partnership con varie realtà. Alcune più stabili, alcune spot in base al tema. Un triplo salto mortale giornalistico, insomma, per mettere insieme anime che di una «controffensiva culturale» comune di destra nemmeno fanno parte.

L’allarme UE, infine, altro non è che una persuasione fatta dalle autorità francesi all’Institut Iliade affinché eviti di svolgere un evento attorno alla figura di Dominique Venner, per meri motivi di ordine pubblico e per il pericolo che l’iniziativa possa stimolare gli istinti più miseri di formazioni antagoniste di sinistra. Esattamente ciò che accade anche in Italia quando qualcuno che non sia allineato col pensiero progressista prova a crearsi qualche spazio culturale. «Si prova a fare del sensazionalismo senza avere la notizia - dice Scatarzi interpellato da Libero -. Non è vero che c’è un allarme UE e non è vero nemmeno che il Ministero francese ha problemi con l’Institut Iliade che è perfettamente inserito nel tessuto culturale transalpino e come tutte le realtà intellettuali francesi gode persino di agevolazioni fiscali. 

Inchiesta? È un termine poliziesco che va molto di moda per evitare di dire la verità: che in un articolo di cinque colonne non si dice praticamente nulla. Il fatto è che dà noia che a destra ci siano realtà capaci di far bene cultura». Scatarzi fa cenno anche ad un altro elemento molto in voga nel mondo pre-Covid e pre-guerre nel cuore dell’Europa, quello cioè in cui il problema principale secondo la stampa di sinistra era il «ritorno del fascismo». All’epoca, la «trama nera» di turno veniva utilizzata come strumento di campagna elettorale: «Sta succedendo ancora - dice Scatarzi -. Questi articoli arrivano a un anno dalle europee e già ora si prova in tutti i modi a demonizzare Fratelli d’Italia».

 

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