Dialogo (immaginario ) fra un'agenzia di rating e il governo Meloni
L'Osservatorio sui conti, fondato dall'ex dem Cottarelli smonta le tesi catastrofiche portate avanti dalle agenzie di rating. Lo fa con un'operetta satirica ispirata al Leopardi che spiega: non siamo dei paria, anzi, facciamo meglio di molti Paesi
Immaginate Milton Friedman che incontra Giacomo Leopardi e gli chiede un estratto conto.
Immaginare la scena: il falco di un'agenzia di rating – Moody's, Standard & Poor's o Fitch, una qualsiasi di quelle che emettono giudizi sul credito del creato – il quale, prepotente, si avvicina un viandante del governo Meloni e ne ostacola il cammino.
«Diteci la verità sulla vostra economia traballante, i nostri giudizi scuotono fondi d'investimento, fondi pensioni, banche: e noi non sbaglieremo la valutazione, perché come sapete nel mondo anglosassone gli errori si pagano», vibra il falco.
Ribatte gentilmente il viandante: «Capiamo bene la vostra situazione, ma consentiteci di chiedervi come mai nessuno di voi ha pagato per non aver previsto il disastro provocato dal fallimento di Lehman Brothers nel 2008». E l'uomo dell'agenzia: «Qualcuno ha pagato, ma in generale siamo riusciti ad argomentare con gli azionisti che nessuno aveva previsto la Grande Crisi Finanziaria». «Ma qualcuno dice di averla prevista», ancora il viandante. «Giusto, ma sono quelli che includono sempre sventure. Una su mille, ci indovinano. Ma, se acconsenti, veniamo al tema...»,a ncora il falco. Ecco, questo scoppiettante battuteggiare, è il Dialogo fra un'agenzia di rating e il governo italiano, pubblicato nella newsletter dell'Osservatorio dei Conti Pubblici Italiani;
Epperò, il suddetto dialogo diventa anche un divertissement dell'Osservatorio di cui Carlo Cottarelli è fondatore, ex direttore e perenne nume tutelare.
Trattasi di un espediente narrativo che smonta con argomenti tecnici e ironia il vizio tipico delle agenzie di rating di considerare l'Italia un paria della finanza internazionale. La minaccia del declassamento e della riduzione dei nostri titoli di Stato in spazzatura, incombono sempre a mò d'anatema sulla nostra economia; ma qui l'Osservatorio smonta la furia delle agenzie.
Di questi tempi l'insigne economista Cottarelli sta uscendo dal Parlamento; le sue dimissioni sono un segno di straordinaria coerenza, dato che lo spirito liberal del prof mal s'attagliava alla deviazione sinistra del Pd della Schlein. E, l'Osservatorio, pubblicando un articolo di Giampaolo Galli, si permette ora di difendere il governo in carica poiché «per la prima volta da oltre dieci anni, l'Italia ha un Governo che si regge una maggioranza scelta dagli elettori e che nell'opinione di molti questo governo ha buone possibilità di durare l'intera legislatura».
Sicchè, il dialogo tra un immaginario Torquemada del rating e un vaporoso viandante governativo (che ricorda un Raffaele Fitto timido e incappucciato come un personaggiod el Nome della Rosa) è tutto un batti – e- ribatti di cifre, predizioni e orgoglio perduto. L'agente di rating afferma che «rispetto al 2022 con il 2019, la crescita dell'Italia (1%) è superiore a quella di Francia e Germania, ma è molto inferiore a quella dell'Eurozona (2,2%). Quindi il gap di cresceta con gli altri Paesi non sembra essere alle spalle». Ma il messo di governo ribatte: «Certo, quelli sono i dati annuali. Se lo tieni trimestrale e includi anche il (sorprendente) primo trimestre di quest'anno, vedi che l'Italia cresce quasi come tutta l'Eurozona». E l'agente: «Come dite in Italia, una rondine non fa Primavera. Questi dati sono provvisori e sono influenzati dal boom dei bonus, in particolare il superbonus edilizio ei sussidi prima per la pandemia e poi per le bollette». E l'altro: «vero, e infatti il governo sta smantellando molti dei bonus e sussidi che erano stati erogati dai precedenti governi. Non è stato facile; nemmeno Draghi ci era riuscito. Ma dovete tenere i dati dell'Eurozona sono falsati dal dato dell'Irlanda, che fra il 2019 e il 2022 sta crescendo all'incredibile ritmo del 32%, in parte perché c'è un sistema fiscale che attrae investimenti estere a danno degli altri Paesi, compresa l'Italia. Per questo abbiamo preferito, noi del governo, confrontarci con i grandi Paesi europei come Germania e Francia. E rispetto a questi stiamo facendo meglio. Ma sulle esportazioni, l'Italia va come l'Eurozona o anche leggermente meglio, e le esportazioni non c'entrano nulla con i bonus e il debito».
Il cavaliere meloniano sembra prevalere sul agente del rating menaJella. Ma l'agente del rating lo incalza malignamente per denigrare il nostro export: «La vostre piccole aziende rappresentano un enorme vantaggio competitivo: sono poche le vostre aziende che hanno grandi stabilimenti in Cina. A differenza di molte grandi aziende tedesche, francesi e americane, le vostre aziende comprador dalla Cina, ma di solito non producono in Cina». E il governativo spiega: «Le nostre Pmi sono il nerbo della nazione, e chissenefrega della Cina". E l'agente insiste: sì, ma già adesso prevedete una crescita del Pil che si mantiene all'1% nei prossimi decenni. Molto di più della crescita quasi zero che avete avuto finora. Quanto alla riforma fiscale, non avete le risorse per ridurre la pressione fiscale». E l'altro, sempre il governativo: «Dovete tenere anche tale del fatto che questo governo,
E via, fino allo sfinimento del losco figuro inviato dall'agenzia che chiude con un estenuato: «Vi ringraziamo per queste informazioni. Ora ci dobbiamo consultare con i nostri colleghi nell'headquarter e vi faremo sapere». Splendido esempio di satira patriottica il brano d'ispirazione cottarelliana andrebbe studiato nelle scuole d'economia....
Ps la notizia di oggi è che Moody's ha aumentaro (evento rarissimo) il nostro tanto bistrattato rating..