Ambra Angiolini sbotta: "Non c'è più Boncompagni a parlarmi nell'orecchio..."
Ambra Angiolini rompe il silenzio. Dopo un Concertone ricco di polemiche, la conduttrice del festival musicale del Primo maggio replica. Si inizia con la precisazione fatta sul palco di Roma, quando il fisico Carlo Rovelli ha attaccato il ministro Guido Crosetto. La Angiolini ha voluto chiarire che non è buona regola attaccare gli assenti che non possono replicare. Da qui le critiche. "Per questo sono stata attaccata sui social. Ma resto convintissima di quello che ho detto, l'ho fatto per una questione di umanità, di correttezza. Sul palco del Concertone non c'è alcuna censura, c'è libertà di espressione, io per prima non ho mai avuto pressione negli anni su cosa dire o cosa non dire, ma ognuno si prende le proprie responsabilità. E io l'ho fatto". Raggiunta dal Corriere della Sera, la Angiolini parla della "liturgia dei media".
Questa "vuole che quando si esprime la propria opinione, occorre sapere che se non è previsto un contraddittorio (e un concerto non è una tribuna politica) non si possa attaccare un assente. Io ho precisato questo, senza entrare nel merito. Sono meccanismi base della tv che ormai conosco bene. Anche - ecco un'altra frecciata - se non c'è più Boncompagni che mi parla nell'orecchio. Ormai le ho imparate le regole, lui mi ha insegnato tutto molto bene". Su quest'ultima stoccata il destinatario sembra essere Nicola Porro. A ridosso dell'inizio del festival il giornalista non ci è andato per il sottile: ". La Angiolini - ha detto - era "una ragazzina che veniva teleguidata da un vecchio regista sulla tv di Berlusconi. Ora sali sul palco del concertone e sei redenta!".
E proprio al Concertone la Angiolini ha lanciato un appello a favore dei diritti delle donne. In particolare delle uguaglianze tra i due sessi. Nonostante questo, guai parlare di iniziative politiche. "Il Concertone è soprattutto musica. Anche il racconto di quello che hanno detto i cantanti, prima di esibirsi, è stato fondamentale. Sono state fatte osservazioni sui diritti universali, sulla salute mentale". Neppure i cantanti, a suo dire, vengono scelti in base all'appartenenza politica. "Si viene per far festa, ma poi vedi - quando si parla di diritti - gli occhioni commossi dei ragazzi che ti guardano e un sincero applauso che parte. Ecco, i giovano sono qui per dire cosa non vogliono più".