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Schlein, Polito la smaschera: "Gli operai non le interessano, quali voti vuole"

Antonio Polito

Tommaso Montesano
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Direttore Antonio Polito, lei la conosceva la professione dell’armocromista?
«Lo ammetto: anche io, come Carlo Calenda, me l’ero persa».

Sulla nuova consulente di Elly Schlein ironizzano in molti. A lei, editorialista del Corriere della Sera, già senatore del Pd, che impressione fa?
«L’operazione ha un senso politico. Lei si presenta per come è, non per quello che dice. In Schlein c’è un’attenzione estrema per il linguaggio del corpo. I suoi trench larghi sono l’equivalente delle felpe di Salvini e della pochette di Conte».

Il senso di tutto questo qual è?
«Molto semplice: io sono come voi, mi vesto come voi e sono al passo con i tempi. È una scelta di comunicazione chiara».

Ma “voi” chi?
«Schlein si rivolge a un pubblico diverso dalla vecchia classe operaia: la sua “sinistra sinistra” è una sinistra che non mette al centro la questione sociale, ma i diritti e le libertà individuali. Lei parla ai ceti urbani metropolitani, della media borghesia metropolitana, delle classi, per semplificare, “chiacchierone”, che partecipano al dibattito pubblico. È questo il suo bacino elettorale».

La famosa “sinistra Ztl”.
«Per la verità una volta, su Twitter, ho scritto che siamo in presenza di un’evoluzione: dalla Ztl alle aree pedonali. Una fascia ancora più ristretta. E questo, accentua, inevitabilmente, la frattura con i ceti popolari».

 



 

Ma questa strategia, dal punto di vista elettorale, a cosa porta?
«A Schlein non gliene frega niente della strategia. Lei pensa: “Ho quattro anni di tempo prima delle elezioni”. Il suo unico obiettivo è la competizione interna nel centrosinistra. La necessità, adesso, non è costruire un consenso maggioritario, ma creare il “suo” consenso».

Un tempo si sarebbe detto: una navigazione di piccolo cabotaggio.
«L’obiettivo non è prendere il 49% alle Politiche, ma superare il 20-22% alle Europee del prossimo anno per dire: “Avete visto? La mia cura per il Pd funziona”. La priorità è arrivare davanti al M5S e non essere fagocitata da Conte. Altro che la coalizione. Attenzione, però».

A cosa?
«Voi di destra (ride, ndr) non crediate che a Schlein questa strategia tolga voti. Forse non le darà i consensi per il raggiungimento della maggioranza, ma questo non vuol dire che non ci sia una parte dell’opinione pubblica attratta da una figura come lei».

E le uscite dal partito di Fioroni, Marcucci e Borghi? E i mal di pancia dei cattolici?
«Per Peppe Provenzano, che è un po’ il pasdaran di questa “sinistra sinistra”, il fatto che se ne vanno è un titolo di merito: si tratta della prova che loro sono diversi, che non scendono a compromessi e che la strada imboccata è quella giusta».

In questo discorso rientra anche la retorica sull’antifascismo?
«Il 25 Aprile, il reddito di cittadinanza, il salario minimo, servono per creare agitazione nei confronti del governo al fine di accrescere i consensi».

 

 

È diventato virale anche il video, tratto dalla prima conferenza stampa, in cui Schlein, con linguaggio involuto, parla parla senza dire praticamente nulla.
«Ah sì, il video della supercazzola, come sento dire. Scusi, ma che deve dire?».

Come sarebbe a dire “che deve dire”? Era una domanda sul termovalorizzatore di Roma, un tema politicamente cruciale.
«Ci sono cose su cui Schlein non può, o non può ancora, prendere posizione. Ad esempio su utero in affitto e termovalorizzatore. Lei deve evitare il più possibile di parlare di temi divisivi. Così, in un italiano originale e complicato, usa formule tipo “io sarei favorevole, ma devo sentire tutti etc etc”. Avete fatto caso che parla pochissimo di politica? Schlein non si occupa di politica».

Perdoni la banalità: sotto il trench niente?
«Nella politica di oggi, l’apparire è essere. E Schlein non fa eccezione: il modo con cui ti presenti dice di te più di tanti programmi. E in questo c’è anche un po’ di snobismo. Schlein comunica con i gesti: si è presentata con una carta d’identità, non con un programma politico. Per questo va su Vogue, sta sempre in piazza e si concede solo ai conduttori tv alla moda: interpreta un modello nuovo di sinistra, più movimentista».

E l’elettore di sinistra si accontenta?
«Chi vota Pd pensa: “Schlein ha preso un partito a pezzi, che aveva smarrito ogni linea”. E ora si aggrappa a lei, il cui unico messaggio è stato: “Sarò più radicale”. Del resto hanno provato con Bersani, col turbo di Renzi, con l’amministratore regionale Zingaretti e con il Letta di ritorno...». 

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