Santanchè, "cafonata alla Briatore": l'insulto di Montanari
Tomaso Montanari insulta Daniela Santanchè e Flavio Briatore. In un articolo su Il Fatto quotidiano il rettore dell'università per stranieri di Pisa attacca lo spot per promuovere il turismo in Italia del ministero guidato dalla Santanchè appunto con protagonista la Venere di Botticelli, che definisce una "cafonaggine" da "Billionaire" (il locale di Briatore, ndr). "Butta nove milioni delle nostre sudatissime tasse in una oscena campagna pubblicitaria che dovrebbe vendere ciò che si vende fin troppo bene da sola: l’Italia come meta turistica!", tuona Montanari.
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"In quanto a grottesco sciacallaggio del passato siamo già un pezzo avanti, del resto. E lo dimostra proprio la campagna pubblicitaria partorita da Santanchè, grottesca fino dal titolo: Open to Meraviglia. La linea è quella – altissima – del Verybello di Dario Franceschini (altra campagna mangiasoldi finita nel nulla e nel ridicolo): e del resto i grandi spiriti si incontrano. Ma qua si fa un ulteriore passo avanti: gli italiani ridotti a ciceroni per la mancia dei turisti si incarnano in una simpatica bionda trentenne, ora in minigonna, ora in canotta da gondoliera, ora in completo da hostess. E la bionda altri non è che la povera Venere di Sandro Botticelli: ma liftata e pittata come una sciantosa".
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Quindi tira fuori il fascismo. "Vista la fede nera più volte ostentata da Santanché, sarebbe tentante vedere in questa scelta una memoria dell’uso che della Venere fece Mussolini nel 1930, intorno a una grande mostra d’arte italiana a Londra che doveva esibire al mondo anglosassone 'l’eterna vitalità della razza italica'. Il saggio che lo storico Francis Haskell dedica all’episodio verrebbe in effetti utile fin dal titolo: Botticelli al servizio del fascismo! Ma la triste verità è che rispetto al personale che muoveva, un secolo fa, la macchina da propaganda fascista, gli attuali nipotini sono di una ignoranza così crassa e barbarica che solo a suggerire il paragone l’animaccia nera di Giuseppe Bottai si rivolta nella tomba. No, qua il fascismo non c’entra nulla: c’entra la totale inconsapevolezza di cosa siano quella patria e quella nazione che questa destra cita a ripetizione senza saperne un accidenti di nulla", osserva ancora il professore.
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"Il vero paradigma culturale è Las Vegas. Un mostruoso centone dell’Italia, un luna park, un tarocco cinese per americani: un’immagine dell’Italia che sta a quella vera come il parmesan sta al parmigiano reggiano". E conclude Montanari: "La cifra complessiva che caratterizza questa campagna pubblicitaria è, insomma, la cafonaggine: un cattivo gusto travolgente. Ma non un trash felice, leggero e autoironico, no. Invece, una retorica greve e bolsa: da nuovo ricco ignorante, da milionario saudita o da oligarca russo. Da Billionaire, non per caso".