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Angelo Bonelli: "Non mi votano? Colpa del cattolicesimo"

Angelo Bonelli

Giovanni Sallusti
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So di fare una richiesta bizzarra, ma chiedo al lettore di seguirmi un attimo nei meandri del Bonelli-pensiero. Inteso purtroppo non come editore di Tex Willer, bensì come Angelo, di professione (si fa per dire) co-portavoce di Europa Verde (a metà con Eleonora Evi, per non incorrere in scomuniche di genere) e deputato per Alleanza Verdi e Sinistra, un cartello dove l’altro contraente è il comunista vintage Nicola Fratoianni. Ebbene, ieri Bonelli deve aver deciso di ottimizzare gli sforzi intellettuali di mesi, di condividere col volgo inquinante i propri arditi percorsi tra politologia, metafisica e teologia. Da politico consumato (bene o male, sono lustri che sbarca il lunario suonando l’allarme dell’imminente apocalisse climatica) parte da un dato di realtà: «I Verdi non sono forti in Italia per una questione culturale».

E tu dici bravo, ecco una notizia, ecco un lampo di autocritica da parte del movimento ambientalista italiano, da sempre fondamentalista, anti-sviluppista quando non espressamente anti-occidentale («i Verdi sono come i cocomeri: verdi fuori ma rossi dentro», ricordava quel genio di Andreotti). Ma ti rendi subito conto di aver ecceduto in ottimismo: il problema culturale per Bonelli non è al loro interno, mai. È il mondo fuori che non li capisce, in particolare questa dannata Italia che ha votato in massa Giorgia Meloni (pensa Angelo, una donna di destra che non era nemmeno co-segretaria di nessuno). E lui, che è uomo di mondo, non sappiamo se ha fatto il militare a Cuneo ma ha certamente studiato da geometra, ha scovato dopo vertiginose riflessioni il responsabile del mancato consenso oceanico. E si tratta addirittura di un responsabile millenario: «In Italia viviamo in una cultura del perdono, forse ha qualcosa a che fare con il cattolicesimo: diamo sempre per scontato che tutto sarà perdonato». Ora, se l’ultima frase è fattualmente vera, tanto che perfino a Bonelli sarà perdonata questa solenne castroneria senza nemmeno l’esibizione di un test etilico, concentriamoci sulla tesi storico-antropologica.

 

Anzitutto, è significativo che il co-portavoce identifichi la «cultura del perdono», incarnata da quel tizio non totalmente irrilevante per la storia d’Occidente di cui abbiamo appena celebrato crocifissione e resurrezione, come qualcosa di negativo. Chiarisce finalmente la contrapposizione valoriale tra le due religioni: se il cattolicesimo esprime una cultura del perdono, il gretinismo, la principale religione laica e idolatrica contemporanea (al posto del vitello d’oro, si adorano treccine e paturnie di un’adolescente svedese) esprime una cultura della colpa. Dove il colpevole è sempre e invariabilmente l’uomo, che si ostina a costruire industrie, non cibarsi di bacche e grilli e non votare in massa Bonelli&Fratoianni. Ma è proprio l’idea (esageriamo) portante di Bonelli, la Chiesa cattolica come nemica della questione ambientale, a fare acqua da tutte le parti. Basterebbe ricordare che una delle tre encicliche scritte da Papa Francesco è espressamente dedicata al tema cattolico per eccellenza dell’ «ecologia integrale» e reca nel titolo l’invocazione «Laudato si’», con cui San Francesco innalzava il suo “Cantico delle creature”, omaggio alla magnificenza del Creato come specchio di quella del Creatore.

Il suo predecessore, Benedetto XVI, svolse delle riflessioni perfino più approfondite di quelle di Bonelli sul rapporto tra libertà umana e natura, e sul rischio esiziale che una tecnologia deragliata da ogni cornice morale portasse a «un concetto di sviluppo disumano». Giovanni Paolo II ammonì addirittura che «dobbiamo incoraggiare e sostenere la conversione ecologica, che negli ultimi decenni ha reso l’umanità più sensibile nei confronti della catastrofe verso la quale si stava incamminando», poiché la libertà è tale anzitutto nella responsabilità, non nella cieca volontà di dominio. Certo, tutti questi signori con l’imperdonabile difetto d’essere cattolici guardano appunto a un’ «ecologia integrale», che sia anzitutto ecologia della persona e del suo pieno sviluppo, non all’ecologismo come ideologia millenarista e anti-umana. Eppure, continuiamo a sospettare che non sia colpa loro, se le gretinate di Bonelli sono inchiodate allo zerovirgola.

 

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