Giuliano Ferrara a valanga su Berlusconi: "Un paragone ridicolo"
Silvio Berlusconi e Donald Trump non hanno nulla in comune, Nonostante tutti i parallelismi - "i soldi, la tv, l’egocentrismo, l’immobiliare, gli avvocati, le donne e quelle che in epoca vecchia si chiamavano donnine allegre" - e nonostante "il fatto che l’incriminazione possa girare bene per il tycoon americano, facilitandogli forse, ma molto forse, la ripresa politica", "trasformandolo di nuovo in supervittima, aggiunge un suo tocco alla comparazione", scrive Giuliano Ferrara nel suo editoriale su Il foglio, ma questa è una "suggestione per palati grossi, ridicola per intenditori".
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Il Cavaliere, prosegue il giornalista, "ha incarnato la riforma del sistema" e "ha integrato forze aliene come i leghisti e i missini, trasformati in partito di governo legittimo" mentre "Trump ha fatto precisamente il contrario: ha smantellato e cerca ancora oggi di distruggere l’equilibrio bipartisan di democratici e repubblicani, sequestrando il Grand Old Party in una retorica fumosa che ha messo capo addirittura al disconoscimento di legittimità dell’elezione presidenziale, cioè la fine della democrazia liberale, a oscure teorie complottiste, a una amministrazione della paura e della menzogna tutta a vantaggio della trasformazione del popolo in folla anonima e superstiziosa", attacca ancora Ferrara. "Berlusconi ha dominato per almeno vent’anni, fino alla sua uscita disordinata ma impeccabile dal potere, sia il potere di governo sia quello di opposizione, senza torcere un capello alle istituzioni" e "difendendosi dall’accanimento politico, mediatico e giudiziario che lo voleva a ogni costo morto e sepolto".
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Insomma, anche sul tema "donne e donnine", osserva il fondatore de Il Foglio, "il Cav. si è notoriamente consolato di un matrimonio svanito e del tempo che passa e ha formato un harem compensativo, inoltrandosi in una vicenda da commedia all’italiana che è molto diversa dal caso Stormy Daniels, sia per il modo delle elargizioni alle ragazze, sia per la convocazione e gestione delle famose cene eleganti, sia per la generosità del tentativo di salvare dalle grinfie dei tutori del comune senso del pudore le nipotine di Mubarak. Per il suo pseudo-omologo si vedrà, ma il Cav ha goduto di assoluzioni perché il fatto non sussiste per ben tre volte". A differenza sua, conclude Ferrara, il presidente Usa "è stato invece un molestatore con pagamenti cinicamente affidati agli avvocati, e prelevati dai fondi elettorali secondo chi lo accusa, laddove Berlusconi è stato un corteggiatore e un farfallone amoroso spericolato che ha generato con lo sfarfallio dei suoi successi privati e dei suoi lussi personali una sfilza di donne in vista sul proscenio pubblico di cui il catalogo abbiamo già fatto, ed è a suo modo maestoso".