Nicolai Lilin, "a Bakhmut la guerra del futuro": cosa sta accadendo
La compattezza del centrodestra sull’ennesima ecotassa imposta dalla Ue è granitica. Neanche i più raffinati delle mitragliatrici, altri rimangono sdraiati, ormai diventati tutt’uno con la terra. Si sentono i lamenti dei feriti, che alzano le mani verso il cielo, come se stessero implorando l’onnipotente per la salvezza. Per quanto riguarda la strategia dei combattimenti moderni, la loro realtà è meno scenografica, si contraddistingue per una certa prosaicità dovuta alla presenza eccessiva degli apparecchi tecnologici sempre più avanzati che richiedono ai soldati di cambiare la loro strategia costantemente. Le azioni dei reparti operativi sono sempre più mirate, le pugnalate precise, programmate, preparate e gestite grazie alla tecnologia. La classica nozione di linea di schieramento come la immaginiamo noi in base alle esperienze delle guerre del passato oggi non esiste. La tattica attuale ricorda un groviglio di serpenti intrecciati tra loro, dove vince chi riesce ad anticipare lo scatto del rivale e lo colpisce per primo. La situazione a Bakhmut e dintorni ci mostra che quella in Ucraina non è l’ultima guerra che segna la fine di un momento storico, bensì si tratta di una guerra che apre una nuova epoca nella strategia militare.
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UN GUSCIO TRADIZIONALE
Anche se sul campo sono presenti i mezzi militari spesso risalenti agli anni sessanta-settanta del secolo passato, le dinamiche legate ai sistemi d’osservazione e perlustrazione, la velocità del passaggio dell’informazione, la connessione sempre più immediata tra i reparti, l’utilizzo sempre più avanzato dei droni anche per il collegamento diretto con i reparti operativi in movimento, rendono questa guerra una nuova pagina nella storia bellica. Così l’offensiva diventa molto complicata dal punto di vista strategico specie se applicata in un fronte permanente, quando uno degli avversari si è notevolmente fortificato, ha creato campi minati, conosce i piani del nemico e si prepara a respingere chi avanza. Ora i reparti russi si muovono conquistando lentamente le posizioni ucraine, però dietro a ogni posizione dell’esercito ucraino che cade c’è molta preparazione, prove, lavoro di intelligence, perlustrazione con i droni, impegno dell’artiglieria che deve lavorare in precisa sincronia con i reparti d’assalto per evitare di seppellire i propri soldati in avanzata.
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Per i russi, i generali dei quali sono abituati ad applicare le strategie dai manuali sovietici anni settanta che si sono mostrati obsoleti già durante l’invasione dei sovietici in Afganistan, trovarsi in questa situazione vuol dire anche reinventare da zero la propria strategia. Lo fanno con la guerra in corso, applicando direttamente sul campo i nuovi sistemi, perché non hanno tempo per le esercitazioni. In qualche senso tutta questa campagna può essere considerata un’esercitazione nelle condizioni reali per uno scontro più massiccio, che forse i russi temono con l’allargamento della linea di fronte ed entrata in guerra della Polonia e dei paesi Baltici. Molti comandanti dei reparti operativi russi oggi si chiedono a cosa servono i carri armati, i blindati leggeri, i mezzi corazzati di ogni tipo nella guerra moderna, se il loro impiego classico è ormai drasticamente cambiato? I carri armati vanno bene solo se le condizioni del loro utilizzo sono caratterizzate da una profonda e intensa preparazione dell’artiglieria e dal successivo supporto dei droni. Senza gli ultimi i carri sono totalmente ciechi nella dinamica di combattimento moderno.
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Il fuoco di qualità dell’artiglieria, preciso e massiccio, spiana il passaggio ai carri armati nella difesa del nemico, aprendo i varchi nelle linee di difesa, permettendo ai carri di penetrare nelle brecce formatesi, conducendo i gruppi operativi di fanteria che una volta arrivati alle posizioni attaccate iniziano dividere le linee nemiche in sezioni separate, che vengono attaccate di spalle e dai fianchi, spesso escludendo il nemico dalla possibilità di ricevere i rifornimenti. Ecco perché c’è tanta attenzione all’artiglieria e al suo lavoro in questa guerra da ambo le parti. I colpi servono non solo per mantenere nella fase stabile la guerra di posizionamento, ma soprattutto per creare le condizioni favorevoli per l’assalto e l’avanzamento. Non si può combattere senza l’artiglieria attiva, ormai essa è necessaria persino nelle zone urbane, come lo dimostrano i combattimenti a Bakhmut. E cosa succede se non ci sono abbastanza munizioni o se lo stato dell’artiglieria non permette di colpire l’avversario con la dovuta intensità? In questo caso non solo si ferma l’avanzata dei reparti operativi, ma anche la strategia della difesa diventa impossibile da applicare.
Le linee difensive non coperte a sufficienza dall’artiglieria diventano punti interessanti per l’avversario, che di certo non lascia quelle zone senza attenzione è abbastanza in fretta cerca di spingersi in quelle direzioni. Senza l’artiglieria la difesa Ucraina non riuscirà a mantenere Bakhmut e quando la città cadrà la situazione sarà sempre peggiore perché si tratterà di condurre l’attività bellica in campo aperto, senza possibilità di nascondersi dietro alle mura dei grandi centri abitati, perché a parte Bakhmut nei dintorni non ci sono più città di questa dimensione, solo piccole cittadine e villaggi. Mentre i russi, sfruttando la copertura aerea e concentrando il fuoco della propria artiglieria sui punti più deboli della linea ucraina, spingono il proprio esercito avanti, con tutte le difficoltà dovute a numerose problematiche interne. Problematiche che, tuttavia, vengono per ora compensate, non senza qualche difficoltà, grazie alla disponibilità dei magazzini dell’esercito di Putin, che finora hanno mostrato di essere abbondanti.