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Immigrazione, Luttwak e il piano anti-sbarchi: "Scafi da sabotare"

 Edward Luttwak

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Edward Luttwak non usa giri di parole e fa il punto sul dibattito che si è scatenato dopo il naufragio di Cutro. Il politologo ha le idee chiare: "Pura ipocrisia. È molto facile fare queste critiche al sistema di soccorsi, ci sarà sempre la possibilità che un barcone si sfasci. Non è colpa delle motovedette o del ministro dell’Interno. Salvare navi in alto mare è fattibile, salvare barconi anonimi senza radio, senza luci, senza radar, senza niente, buttati in mare da scafisti senza scrupoli, questo è difficilissimo da fare. Chi fa queste critiche dovrebbe stare zitto. Oppure essere coerente fino in fondo", spiega a il Giornale.

Poi l'affondo su chi in questi giorni ha puntato il dito contro il governo e soprattutto sulla nostra Guardia Costiera: "Gli umanitari, cattolici e sinistra, se non fossero ipocriti dovrebbero proporre ponti aerei con Libia, Afghanistan, Africa occidentale. Ogni giorno si organizzano grandi aeroplani, si mettono in fila i profughi, li si accoglie con un benvenuto a bordo, si dà un regalino ai bambini e si portano tutti in Italia, senza pericoli.Si può fare lo stesso con dei traghetti dal nord Africa. Sarebbe un modo sicuro per non farli morire. Li si toglierebbe anche dagli stupri e dallo sfruttamento del cammino libico. Però nessuno lo propone". Poi spiega perché l'Italia è l'unico Paese ad aprire i porti: "La Grecia non li prende, Malta non li prende, la Spagna non li prende. Neanche Croazia, Montenegro. Solo l’Italia, dove ci sono molti cattolici che pensano che la povertà sia bella e tanti umanitari che non credono ai confini degli Stati".



 

A questo punto alza il velo sulle Ong: "C’è una complicità implicita tra ong e scafisti. Anche se la gente delle ong sono tutti belli, carini e simpatici e gli scafisti sono trafficanti che buttano i bambini al mare quando c’è troppo peso. Nonostante questo sono soci. Nessuno salirebbe a bordo di quei pezzi di legno se non gli dicessero che c’è qualcuno che li salverà. I trafficanti avrebbero grandi difficoltà a vendere il loro servizio. C’è complicità tra chi salva e chi fa pagare la gente per partire. I salvataggi fatti da Stati e ong sono parte del modello di business degli scafisti, che possono usare barconi qualsiasi, senza spendere soldi". Ma per fermare davvero gli sbarchi bisogna affondare i barconi per evitare che vengano riutilizzati per altri viaggi: "Si possono identificare facilmente gli scafi, che sono l’arma del delitto. E distruggerli preventivamente. Questo aumenterebbe molto i costi per gli scafisti e li scoraggerebbe. Non servono missili o droni speciali, ci sono sistemi molto più economici. Si possono facilmente reclutare libici, per pochi dollari, per fare questo. L’Italia ha una presenza militare in Libia, c’è una truppa lì, ci sono i servizo". Infine sull'ipotesi della Wagner dietro la regia degli sbarchi, Luttwak afferma: "Non ho idea di questo, la Russia sta certamente operando nella zona subsahariana, ma la connessione non è chiara. Il ministro della Difesa italiana ha informazioni che io non ho. La cosa importante è chi critica il governo ha il dovere di definire la sua alternativa. Cosa vuole? Ponti aerei? Traghetti? Usare il bilancio della Marina per comprare 150 vedette in pattugliamento costante, così poi gli scafisti sono contenti? Mettano nero su bianco la loro alternativa. Oppure stiano zitti e non critichino se qualche salvataggio è imperfetto".

 

 

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