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Ginevra Bompiani? Tavole di legno marcio e insulti: col vicino finisce in disgrazia

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Roberto Tortora
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Qualcuno diceva che “l’amore lo scegli, i vicini li subisci”. Ed è proprio questo il caso di una vicenda di cattivo vicinato capitata a Ginevra Bompiani, scrittrice e figlia del fondatore della casa editrice che porta il suo nome. E che, se potesse trarne un libro, lo pubblicherebbe nella categoria “thriller psicologico”. I fatti risalgono al 1999, quando la Bompiani vende una villa adiacente alla sua casa di Lerici, in località Maralunga (Liguria, Golfo dei Poeti).

Una splendida abitazione, a picco sul mare, nascosta tra i boschi e l’ombra del castello di Lerici. L’acquirente è Pasquale Scrufari, notaio di Sarzana che, acquistando la villa, concede il diritto di passaggio attraverso un sentiero della sua nuova proprietà alla Bompiani. Condizione necessaria per accedere alla casa, unica via d’accesso. Da lì in poi, però, cominciano i guai, con il notaio che fa un pesante ostruzionismo alla donna, messa in condizioni difficilissime per accedere alla propria abitazione. Venendo meno agli accordi presi in fase di vendita. Insulti, minacce, azioni intimidatorie e ora, dopo quasi 25 anni di tensioni e carte bollate, l’11 Maggio si andrà a dibattere in un processo che vedrà il notaio accusato addirittura di stalking a danno della figlia di Valentino Bompiani. Lo ha stabilito in udienza preliminare il gup Mario De Bellis.

L’inchiesta è stata portata avanti dai carabinieri coordinati dalla pm Federica Mariucci, in seguito alle denunce della Bompiani, oggi 83enne e costretta a "cambiare le proprie abitudini di vita, in particolare limitando la permanenza nell’abitazione di Lerici fino a non poter più usufruire del proprio immobile". La donna, assistita dall’avvocato Jacopo Memo, si costituirà parte civile e tra i testimoni ci sarà anche Luca Formenton, nipote dell’editore milanese Arnoldo Mondadori. Anche lui avrebbe assistito ad episodi poco piacevoli tra Scrufari e la Bompiani.

Queste le dichiarazioni rese dalla donna ai carabinieri: “Poco dopo la cessione, Scrufari ha iniziato a opporsi al mio diritto di passaggio. Prima tentando un accordo, che rifiutavo, poi con impedimenti fisici di vario genere. Intendo la non consegna del telecomando del cancello principale – dichiara la donna -, la collocazione di una tavola marcia di legno tale da rendere pericoloso il passaggio. Per il telecomando ricorrevo, tra il 2002 e il 2004, alle vie legali in sede civile ottenendo ragione e quindi costringendo Scrufari a consentire il mio passaggio. Un’altra volta sono passata con un’amica quando Scrufari ha iniziato a insultarmi dicendo Vattene da casa mia.... Quindi faceva per venirmi addosso. La moglie di lui, anch’ella presente, gli diceva di smetterla”. Il notaio, difeso dall’avvocato Paolo Milone, respingerà ogni accusa, sicuro di poter dimostrare la propria innocenza. Nel frattempo, quello che poteva essere un nido di relax estivo, si è trasformato nella casa degli orrori.

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