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Matteo Renzi denuncia il magistrato che lo aveva indagato

Fausto Carioti
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Lo scontro tra Matteo Renzi e le toghe fiorentine, e in particolare il procuratore aggiunto Luca Turco, piomba sul tavolo di Carlo Nordio e potrebbe diventare presto materia di lavoro per il Csm. L’ex presidente del consiglio ha presentato infatti una «denuncia disciplinare» che contiene ben venti addebiti nei confronti del magistrato facente funzioni di capo della procura toscana. Non sono ruggini nuove. Allo stesso pm, Renzi ha già dedicato molte pagine del libro Il Mostro, in cui lo descrive come «l’uomo dell’arresto dei miei genitori, dei processi a mezza famiglia, dell’indagine Open. E di molto altro». Inclusa una promozione a procuratore aggiunto ottenuta dal Csm «sulla base di un accordo chiuso tra Luca Palamara e Magistratura democratica», la corrente delle toghe rosse cui Turco appartiene. Assieme ad altri colleghi, un anno fa Turco era stato denunciato da Renzi per abuso d’ufficio, e i giudici di Genova avevano archiviato.

 


DESTINAZIONE QUIRINALE - Di nuovo, ora, c’è la volontà del leader di Italia viva di coinvolgere nella vicenda le massime autorità dello Stato. La denuncia di ieri è stata inviata al ministro della Giustizia Nordio (il quale aveva già mandato i suoi ispettori ad indagare sul modo in cui le toghe fiorentine hanno svolto l’inchiesta sulla fondazione renziana Open), al procuratore generale presso la Corte di Cassazione e al vice presidente del Csm Fabio Pinelli, nonché, «per conoscenza», a Sergio Mattarella, in qualità di presidente del Csm. Oltre che al comandante generale della Guardia di Finanza, al presidente del Senato, a quello del Copasir e ad ogni carica istituzionale che potrebbe essere interessata dai comportamenti contestati a Turco. Anche il Consiglio superiore della magistratura è nuovo, e la denuncia di Renzi ha proprio lo scopo di far arrivare la pratica alla sezione disciplinare dell’organismo, che è presieduta dal vicepresidente del Csm. Ossia dal “laico” Pinelli, avvocato eletto in quota leghista, che già aveva avuto a che fare con i pm fiorentini titolari dell’indagine Open quando ha rappresentato il Senato davanti alla Consulta nel conflitto di attribuzioni con la procura. I procedimenti disciplinari possono essere promossi dinanzi al Csm solo dal ministro della Giustizia o dal pg della Cassazione. Sono veri e propri processi che si concludono con la condanna se il magistrato è riconosciuto colpevole di non aver svolto le proprie funzioni con «imparzialità, correttezza, diligenza, laboriosità, riserbo e equilibrio» e di non aver rispettato la «dignità della persona». 

 

LA LISTA DEI MOTIVI - In cima alla lista dei motivi per cui Renzi denuncia il pm c’è l’invio al Copasir, nel marzo 2021, di materiale «illegittimamente sequestrato» al suo socio Marco Carrai nell’ambito dell’indagine Open. Materiale che la Cassazione aveva ordinato alla toga di «non trattenere» e che, a detta dell’ex premier, «conteneva numerosi dati personali sul sottoscritto». Lo stesso procuratore, aggiunge Renzi, «ha proceduto al sequestro di corrispondenza di un parlamentare», ossia dei suoi messaggi, contenuti nel cellulare dell’imprenditore Vincenzo Manes, «nonostante la esplicita diffida inviatagli» e nonostante, su questo punto, il Senato avesse sollevato un conflitto di attribuzione dichiarato ammissibile dalla Consulta.

 


“FUMUS PERSECUTIONIS” - È di Turco anche la firma sul decreto con cui si disponeva l’acquisizione dell’estratto del conto corrente di Renzi, nel gennaio del 2021. «Una evidente intrusione nella sfera personale e privata del membro del Parlamento al fine di condizionarne l’operato e le scelte», lamenta il senatore, grazie alla quale i media hanno poi potuto «accedere all’intero estratto conto e pubblicare in modo dettagliato e puntuale movimenti privi di rilievo penale, ma finalizzati a creare un clima di clamore mediatico intorno alla mia figura». Renzi incolpa il procuratore di aver anche usato «due pesi e due misure». Per il governatore della Toscana Enrico Rossi, accusato di finanziamento illecito, Turco ha richiesto l’archiviazione; lo stesso, però, non ha fatto con Renzi per il periodo in cui era sindaco di Firenze, in una vicenda che l’ex premier ritiene del tutto analoga. In un’altra circostanza, al termine di un’udienza, il pm gli aveva detto: «Fa bene a non fidarsi di me». E in generale, denuncia Renzi, «ha operato in evidente regime di fumus persecutionis nei confronti miei e dei miei parenti, avendo egli dedicato gli ultimi sette anni della sua carriera a uno spropositato numero di procedimenti nei confronti di persone della mia famiglia». Per questi e altri motivi, Renzi chiede ora nei confronti di Turco «un intervento quantomeno di tipo disciplinare». La prima risposta dovranno dargliela il pg della Cassazione, Luigi Salvato, e il guardasigilli Nordio, che il leader di Italia viva ritiene essere «uno bravo bravo bravo», e che prima di diventare ministro aveva consigliato di far studiare il libro del senatore di Rignano alla Scuola superiore della magistratura.

 

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