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Nicolai Lilin, "la verità sull'esercito russo": cattive notizie per Zelensky

Nicolai Lilin
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Sui social russi, specialmente sulle pagine di alcuni analisti di guerra molto quotati e che vantano di avere fonti dirette nell’esercito russo, ultimamente viene diffusa l’informazione di una probabile futura ondata di mobilitazione dei cittadini russi. Questa dovrebbe avvenire, sempre secondo gli analisti, tra febbraio e marzo di quest’anno. Queste notizie stanno creando nervosismo tra i cittadini, specialmente tra gli individui che per motivi personali non ambiscono a partecipare alla guerra e per questo preferiscono ricorrere a qualsiasi stratagemma pur di evitare l’arruolamento. Tanti di loro stanno scappando dalla Russia verso i Paesi confinanti che sono ex repubbliche sovietiche, come Georgia, Armenia o Kazakistan. Altri cittadini, cambiano semplicemente la propria dimora, abbandonando il proprio luogo di residenza. E poi c’è lui, l’ormai famoso programmatore informatico, che lavora nella sfera di high-tech, fuggito nella foresta dove vive e lavora da mesi in tenda, pur di evitare lo spiacevole incontro con i funzionari dell’esercito russo. Più il conflitto in Ucraina va avanti, più il tema della mobilitazione diventa motivo di preoccupazione per molti giovani russi. La loro attenzione quotidiana si deve invero concentrare sulle notizie che riguardano questa eventualità. Lo fanno soprattutto grazie alle informazioni in rete.

 

 

DIFFONDERE IL PANICO - Non mancano piattaforme di osservazione ed analisti che si occupano di informare il pubblico in modo alternativo riguardo lo sviluppo di questa guerra (chiamata anche “operazione speciale” dalle autorità russe). Questi studiosi sostengono che il Cremlino, pubblicando in modo ufficiale i numeri dei cittadini che sono stati arruolati nell’esercito durante l’ultima campagna di mobilitazione, ne riduca di proposito il numero. Azzardano l’ipotesi che alle armi sono stati richiamati cinquecentomila riservisti russi, invece che trecentomila uomini denunciati ufficialmente dalle autorità. Lo scopo che spinge i vertici russi a prendere questa decisione, sempre dando voce agli osservatori di analisi, sarebbe legato alla necessità di creare nell’opinione pubblica la convinzione secondo cui la Russia impiega poche forze nel conflitto in Ucraina, e riporta ai cittadini una riduzione sostanziale delle dimensioni effettive del conflitto.

 

 

INDIGNAZIONE - Dmitrij Peskov, il portavoce del Cremlino, ha tempestivamente commentato queste teorie di analisi sulla possibile prossima mobilitazione in Russia, dichiarando con evidente indignazione: «Queste voci sono state artificialmente create all’estero o all’interno del nostro Paese, da chi vuole diffondere il panico. Io vi propongo di considerare almeno in parte, le dichiarazioni che fece il nostro presidente su questo argomento». In effetti il presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, durante l’incontro con i rappresentanti del Consiglio per i Diritti Umani, che si è tenuto recentemente, ha dichiarato che: «i discorsi sulle attività straordinarie della mobilitazione non hanno ragion d’essere in quanto al giorno d’oggi il Governo ed il Ministero della difesa non hanno bisogno di adottare misure di questo tipo». Inoltre Putin ha specificato che durante la mobilitazione sono stati chiamati alle armi in tutto trecentomila riservisti, centocinquantamila dei quali, sono stati mandati nella zona dove la Russia svolge l’operazione militare speciale. Settanta mila di questi militari sono impegnati nei reparti di combattimento in prima linea, ed il resto fa parte della difesa del territorio nelle nuove regioni della Federazione Russa (inteso il territorio ucraino che attualmente si trova sotto il controllo dei russi).

 


CACCIA ALL’UOMO - C’è da dire che queste dichiarazioni del presidente Putin non rassicurano però i pacifisti russi, allarmati soprattutto dalle notizie che arrivano dai territori controllati da Kiev, dove il governo di Zelenskij ha messo in atto una vera e propria caccia all’uomo, cercando di rimpiazzare l’altissimo numero dei militari uccisi e mutilati nella macchina tritacarne di Bahmut e dintorni. Il presidente ucraino ha incaricato le squadre dei funzionari dell’ufficio di arruolamento, di organizzare vere e proprie rappresaglie contro i cittadini, che vengono braccati per strada, nei luoghi pubblici o nelle abitazioni, portati via con forza, spesso picchiati e maltrattati di fronte ai propri famigliari (come mostrano numerosi video diffusi in rete). Questa condotta in Russia viene interpretata come un brutale inasprimento del conflitto e i giovani russi che non vogliono partecipare alla guerra temono che anche le autorità del loro Paese potranno seguire il modello ucraino, costringendoli con violenza a imbracciare le armi. Il timore è del tutto legittimo e comprensibile, tuttavia è poco attinente alla realtà delle cose, in quanto l’esercito russo attualmente non versa in condizioni disperate come al contrario accade per quello ucraino.

 

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