Covid, Matteo Bassetti: "I big farmaceutici hanno guadagnato? Sì, ma..."
Il Covid. La polemica infinita. I nov-vax. I sì-vax. Sono passati tre anni e siamo ancora al punto di partenza, con gli irriducibili della punturina-mai che se la prendono con la «dittatura sanitaria» e con «BigPharma» (da leggersi con una punta di disapprovazione). Però, nel frattempo, la pandemia l’abbiamo superata: meno di 30mila (28.354) contagi in una settimana, (meno 5,5% delle terapie intensive, meno 7,5% dei ricoveri ordinari. La matematica, l’altra faccia della scienza. Quella scienza che ci ha traghettati fuori dall’incubo e che, invece, per qualcuno fa rima con business e il business, si sa, manda tutto in malora. Matteo Bassetti è il direttore della clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova. È uno che lo dice da sempre, che ci ha messo la faccia e pure qualcos’altro (cioè la professionalità) in questi tre annidi emergenza. «Se siamo qui, adesso, è perché la scienza ha investito sulla ricerca. Alcune aziende farmaceutiche ne hanno tratto profitto? Non lo nega nessuno, ma i benefici sono andati a vantaggio dei cittadini. Siamo onesti su questo».
Dottor Bassetti, senta: io sono un po’ in imbarazzo. Devo chiederle se i vaccini sono stati un bene, ma mi sembra una domanda quantomeno pleonastica...
«Purtroppo viviamo in tempi in cui è ancora necessario ribadirlo e fa ancora notizia chi dice un’ovvietà come “i vaccini ci hanno salvato la pelle”».
Appunto. Nel 2023, con quello che abbiamo passato, dovrebbe essere un dato acquisito. O no?
«Dovrebbe. Però si sente ancora il ritornello che BigPharma è al soldo del mercato e che i medici sono al soldo di BigPharma. Ma lo sa chi è BigPharma?».
Chi?
«Quell’industria che ci ha dato le pillole contro la pressione, l’insulina contro il diabete, i farmaci contro i tumori. O guardiamo l’insieme o cadiamo nel complottismo e arrivederci».
Eppure le strofe di quel ritornello continuano con la storia che tanto il Covid sarebbe finito lo stesso, che...
«La fermo. È un’enorme stupidata».
Perché?
«Tanto per cominciare, la pandemia da Sars-Cov2 non è assimilabile alle altre. Se la ricorda, all’inizio? Morivano in tanti. Non possiamo neanche paragonarla alla Spagnola di inizio Novecento, non avrebbe senso: allora il mondo era un altro, ci volevano due mesi per andare in America. Oggi con otto ore di areo sei ovunque».
Ha pesato il “fattore scienza” nella globalizzazione?
«Nel 2020-2021 l’Italia è stato il primo Paese europeo e il quarto Paese del mondo per contributo scientifico. Risulta dal portale PubMed, che è la più grande piattaforma di studi e analisi e lavori degli scienziati. Non era mai successo».
Be’, in Occidente siamo anche stati i primi a buscarcelo ’sto maledetto virus...
«Esatto. Per questo abbiamo studiato più di altri farmaci e antivirali. E poi i vaccini. Ce ne sono venti. Non uno: v-e-n-t-i».
Per tutti i gusti, insomma. Se la ricordala ritrosia di quelli che l’mRna non lo volevano vede re nemmeno in cartolina?
«Per loro li abbiamo prodotti proteici e a vettore virale. E poi, vogliamo dircela tutta?».
Diciamocela.
«L’abbiamo fatto in tempi record. La prima somministrazione in Inghilterra è avvenuta a novembre 2020. Ma questi signori che oggi s’indignano se lo ricordano come è andata con l’Hiv?».
Come?
«L’Hiv è stata scoperta negli anni Ottanta: il primo farmaco altamente efficace è arrivato nel 1996 e a oggi non c’è un vaccino. Per il Covid è stato diverso, in quattro mesi avevamo una risposta. È stato straordinario, aluno sforzo troché».
Uno sforzo che è costato J morti, anche tra le fila degli operatori sanitari. La Fnomceo, la Federazione degli ordini dei medici, dice che sono 379 quelli morti per l’infezione...
«E non ci sono solo loro. Ci sono anche quelli che si sono salvati ma hanno avuto effetti secondari, magari soffrivano di qualche patologia... Quella situazione l’abbiamo superata con Omicron non perché siamo stati fortunati, ma perché con i vaccini abbiamo tutelato la popolazione».
A proposito. Cosa risponde a quelli che “sollevano dubbi” sulla loro effettiva efficacia? Ce ne sono tanti, anche sui giornali...
«Quella è disinformazione. E aggiungo che non è solo sbagliata, è pericolosa».
In che senso?
«Fa passare il messaggio che della scienza uno ne può fare a meno. È vero il contrario. Ma se si continua a martellare su questi aspetti, finirà che non ci faremo più nemmeno il vaccino per il meningococco o per il morbillo o per le altre malattie infettive. Non è un alibi».
Non sarà anche un po’ colpa della politica che s’è messa in mezzo?
«Forse. Però i vaccini non hanno un colore di partito. Valgono per tutti. La verità è che questo Paese ha la memoria corta, tre anni fa eravamo degli eroi. Oggi ci prendono a pugni nei pronto soccorso. E la responsabilità è pure di una certa comunicazione senza criterio».