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Papa Francesco non si dimette. Ma... indiscrezioni dal Vaticano

Papa Francesco

Caterina Maniaci
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«Credo che il ministero del Papa sia ad vitam». Lo ribadisce papa Francesco, tornando sul tema-tormentone delle dimissioni, sue e di ogni Pontefice; lo fa quando incontra i gesuiti africani durante la sua visita nella Repubblica Democratica del Congo, incontro e dialogo i cui contenuti sono stati resi noti ieri dal direttore di Civiltà Cattolica, padre Antonio Spadaro. Da questo incontro emerge la chiara idea del Pontefice: la scelta dei Papi dimissionari non deve diventare una moda: «È vero che ho scritto le mie dimissioni due mesi dopo l’elezione e ho consegnato questa lettera al cardinale Bertone. Non so dove si trovi questa lettera», precisando che «l’ho fatto nel caso che io abbia qualche problema di salute che mi impedisca di esercitare il mio ministero e di non essere pienamente cosciente per poter rinunciare. Questo però non vuol affatto dire che i Papi dimissionari debbano diventare, diciamo così, una “moda”, una cosa normale».

 

 

E il caso di papa Ratzinger? «Benedetto ha avuto il coraggio di farlo perché non se la sentiva di andare avanti a causa della sua salute. Io per il momento non ho in agenda questo. Io credo che il ministero del Papa sia ad vitam», rimarca Bergoglio. Spiegando che, nell’ipotesi di dimissioni, farebbe scelte diverse dal suo predecessore, forse penserebbe a spostarsi in Laterano come vescovo emerito di Roma. E gli piacerebbe continuare a confessare e a visitare i malati. In quanto poi alla lettera già pronta, lo stesso Francesco ricorda un illustre precedente, quello di Pio XII, che aveva pronta la rinuncia nel caso in cui Hitler lo avesse rapito e portato in Germania, così nel caso avrebbero catturato semplicemente Eugenio Pacelli e non il Pontefice. Ci sono però altre questioni, urgenze che incalzano i pensieri del Papa. «Apriamo gli occhi: tutto il mondo è in guerra! dal Congo all’Ucraina si uccide con una crudeltà che mi sconvolge».

 

 

Il Papa si domanda: «L’umanità avrà il coraggio, la forza o persino l’opportunità di tornare indietro? Si va avanti, avanti, avanti verso il baratro. Non so: è una domanda che io mi faccio. Mi dispiace dirlo, ma sono un po’ pessimista». L’altra grande preoccupazione è quello che succede nel mondo cattolico, non solo e non tanto gli scandali o le varie contrapposizioni, ma «nella Chiesa nessuno dev’essere solo spettatore o, peggio ancora, ai margini; ciascuno deve sentirsi parte attiva di un’unica grande famiglia». Lo dice ricevendo i responsabili del Servizio perla promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica della Cei. I veri cristiani devono sostenersi a vicenda, condividendo anche i beni materiali, il denaro, con chi non ha «il giusto sostentamento». La tentazione di primeggiare, di fare distinzioni tra «cristiani di serie A e di serie B» producono divisioni e conflitti, una testimonianza negativa della vita da vivere secondo il Vangelo.

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