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Tomaso Montanari sputa su "Fratelli d'Italia" e Sanremo: "Inno alla morte"

Tomaso Montanari  

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Tomaso Montanari, in un articolo su Il Fatto quotidiano, critica l'inno di Mameli e non si stupisce che sia stato cantato da Gianni Morandi in apertura del Festival di Sanremo. Scrive il rettore dell'Università per stranieri di Siena sull'inno: "L'immaginario è militarista, la ricerca del martirio martellante: è un inno di morte, e alla morte ('Stringiamci a coorte, siam pronti alla morte, l'Italia chiamò'). La patria è il fine, la vita dei suoi figli è il mezzo. La persona umana non conta nulla: conta solo il destino della nazione. Una nazione tipicamente vittimista e lamentosa ('Noi siamo da secoli calpesti, derisi')". 

 

 

Il testo del Canto degli italiani di Goffredo Mameli, prosegue Montanari, "si iscrive perfettamente nella retorica risorgimentale cui appartiene (è del 1847). Ma che effetto fa, ascoltarlo oggi, quasi duecento anni dopo, in un’Italia, in un’Europa, in un mondo clamorosamente diversi? L’inno fu adottato, come provvisorio, nel 1946, per iniziativa del ministro della Guerra, e per molto tempo nessuno sentì il bisogno di tornare su quella non-decisione: anche le sporadiche proposte di sostituzione (per esempio con il Va’ pensiero verdiano) caddero nel vuoto, più per mancanza di interesse che per una reale convinzione. L’inno – questo inno così opposto ai valori della Costituzione repubblicana – diventa ufficialmente tale solo nel 2017, con una apposita legge proposta dal Pd, e approvata presidente del Consiglio Gentiloni, presidente della Repubblica Mattarella".

 

 

E ora, conclude il professore, "arrivati al 2023, con un’Italia governata da un partito di matrice fascista che si chiama, guarda un po’, Fratelli d’Italia, e con La Russa seconda carica dello Stato che rivendica i suoi busti del duce, il Festival di Sanremo si apre con Gianni Morandi che canta l’inno nazionale-nazionalista. Ma che sorpresa".

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