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Pier Ferdinando Casini smaschera la magistratura: "Mi fece rabbrividire"

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"Oggi abbiamo in studio l'ultimo democristiano". Lo presenta così Concita De Gregorio l'ospite di In Onda nella puntata di sabato 21 gennaio su La7: Pier Ferdinando Casini. L'ex presidente del Senato si sofferma sul tema del giorno: le intercettazioni e la posizione del ministro della Giustizia Carlo Nordio. "Sulle intercettazioni il mio giudizio è chiaro: sono uno strumento fondamentale e pensare di limitarne l'uso è una follia. Almeno per le indagini sulla mafia, poi il resto, sulle intercettazioni telefoniche improprie, basta il buonsenso. Il problema è che il Guardasigilli non è stato troppo chiaro, poi ha precisato".

 

 

Per questo Casini prende le difese del Fatto Quotidiano, che ha lanciato una raccolta firme per le dimissioni del ministro: "Vado in controtendenza, non c'è nulla di scandaloso in quello che sta facendo Il Fatto, fa scelte politiche chiare che io non condivido ma questa è la democrazia". Infine l'ex deputato racconta un aneddoto. Ossia i tempi in cui i politici dovevano denunciare le spese elettorali. 

 

 

"All'epoca - racconta alla De Gregorio e David Parenzo - feci la mia denuncia delle spese elettorali e la cosa che mi fece rabbrividire fu che accanto a me su 600 e passa deputati, ce ne erano giusto 30 a farlo. Nessuno rispettava quella legge e la magistratura allora non ha mai fatto un'indagine, si è mossa poi, quando c'erano le condizioni politiche ossia la caduta del muro di Berlino. In quel momento nacque la questione morale di Tangentopoli, ma dovevano muoversi prima".

 

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