Enrico Mentana, lezione alla sinistra: "Msi? Sembra la favola al lupo al lupo"
Enrico Mentana non le manda a dire. Il direttore di Tg La7 interviene con un lungo post pubblicato su Facebook sulla polemica che ha riguardato il presidente del Senato, Ignazio La Russa, per il ricordo della fondazione del Movimento Sociale Italiano a cui ha partecipato anche il padre. Mentana fa una premessa: "Sembra un po' la favola di "Al lupo al lupo". Tutta la campagna elettorale a indicare il pericolo di una destra erede del Movimento Sociale Italiano, e poi le cose sono andate come sappiamo. Ora nuova ondata perché effettivamente i vincitori delle elezioni rivendicano quel passato. Ma è una sorpresa? Uno smascheramento? No di certo. Il Msi è stato in parlamento dalla nascita fino al passaggio a Alleanza Nazionale. Trentotto anni. E non solo da "emarginato": nel suo ultimo anno di vita prese il 31% alle elezioni comunali di Roma, e subito dopo, alleato con la neonata Forza Italia e in parallelo con la Lega, vinse le politiche. Molti articoli di oggi sono praticamente uguali a quelli di allora". Poi ripercorre la storia della destra: "La mia generazione ha potuto vedere Ignazio La Russa in versione agitatore di piazza neofascista, eletto del Msi, eletto di Alleanza Nazionale, eletto del Popolo delle Libertà e per tre anni ministro della difesa, eletto in Fratelli d'Italia e ora presidente del Senato. È sempre lo stesso La Russa, e sempre gli stessi sono gli articoli su di lui, busto di Mussolini in casa compreso. La novità del 1994 fu la fine dell'arco costituzionale, e cioè l'ammissione della destra nel gioco politico grazie al bipolarismo. La novità del 2022 è che quella destra ha vinto le elezioni. Siccome sono passati tre mesi, ora sarebbe il caso che notisti, commentatori e avversari politici cominciassero a trasferire la loro attenzione su chi ha reso possibile tutto questo: non La Russa, non Isabella Rauti, e nemmeno la vincitrice numero uno, Giorgia Meloni, ma gli elettori che li hanno votati, scavalcando ormai agilmente le passate, e un tempo solide, pregiudiziali".
A questo punto mette nel mirino la sinistra: "Dar dei fascisti a questi milioni di elettori è un po' più difficile. E sarebbe ora di cominciare ad analizzare più seriamente e approfonditamente alcuni fatti scomodi ma evidenti: che - risultati alla mano - la destra piace più del centro destra, e che la sinistra piace sempre meno. Coloro che non vogliono questa destra hanno un solo modo per batterla, e non è l'anatema, che lasciato solo non serve a niente, ma un'offerta politica migliore sulla scia di una diversa idea di futuro. Il fascismo fu sconfitto per conquistare la democrazia, che è rispetto istituzionale, equilibrio dei poteri, preservazione delle minoranze, sviluppo delle autonomie. Ma soprattutto rappresentanza parlamentare del volere degli elettori". Infine aggiunge: "Vince chi convince di più, e poi governa. È tempo che gli sconfitti di oggi (e non solo) se lo mettano bene in testa. Siamo sempre lì: "what is left?" in inglese vuol dire "cosa è la sinistra?" ma anche "cosa è rimasto?". Servono idee più che persone, analisi autocritiche più che invettive, futuro più che nostalgia, politica innovativa più che corretta amministrazione. Discorso lungo, ma necessario. Ci torniamo".