Federico Rampini: "Meno immigrati? Salari più alti"
Di Federico Rampini - al di là dell'educata ipocrisia dell'ambiente giornalistico - ogni cronista medio invidia almeno tre cose. La grande capacità di analisi (anche in lingue diverse); i capelli elettrici che fanno il paio con i pensieri; la tendenza al multitasking che lo fanno esser scrittore di vari libri al ritmo delle stagioni e, al contempo, pregiata firma prima di Repubblica, ora del Corriere della sera. Se ci aggiungete che a Milano, Rampini, si butta, assieme al figlio Jacopo sulle "Lezioni di geopolitica", teatro civile specchio del tempo, beh l'invidia diventa quasi ammirazione (ah, aggiungerei anche quelle bretelle rosse...).
Caro Rampini, nello spettacolo che mettete in scena richiami il tuo saggio "Suicidio occidentale" (Mondadori). Ricco di argomentazione incontestabili, ma un tantino apocalittico. Dopo "l'aggressione di Putin all'Ucraina spalleggiato dalla Cina", qual è la cosa peggiore che ci è capitata: la cancel culture, l'ambientalismo estremo, l'alleanza fra capitalismo e Big Tech, Greta Thunberg e Carola Rakete?
«Tutto si tiene nel "Suicidio occidentale". Le élite che comandano nei social media, a Hollywood o nell'accademia, demoliscono l'autostima dell'Occidente e descrivono la nostra civiltà come l'Impero del Male. Questo ci rende impotenti verso gli imperialismi altrui. L'alleanza fra poteri forti del capitalismo Big Tech e di Wall Street abbraccia le cause politicamente corrette, "include" ogni micro-minoranza e promette di "salvare il pianeta" per rifarsi una verginità etica e cancellare la grande questione sociale, le macro-diseguaglianze fabbricate da un trentennio di globalizzazione che ha sventrato la classe operaia e impoverito il ceto medio. L'Apocalisse dell'ambientalismo adolescenziale e anti-scientifico ci ha fatto commettere errori nelle politiche energetiche».
Tu citi il complesso di "colpa razziale collettivo" e la mutazione del Columbus Day attraverso gli occhi di una bimba italoamericana di oggi. Avevi previsto questo futuro per tuo figlio? E come s' è immerso lui, da attore, nella realtà che descrivi? Non vi sentite un po' come la famiglia Angela?
«Con Jacopo avevamo fatto uno spettacolo di successo, "Trump Blues" che esordì al Festival di Spoleto nel 2017. Stasera al Teatro Carcano di Milano faremo un reading di testi. Lui da italo-americano ha vissuto sulla propria pelle le nuove dinamiche della società multietnica Usa, ivi compresa la trasformazione di status degli italo-americani che racconteremo a partire dal Columbus Day. In quanto alla famiglia Angela, ebbi il privilegio di conoscere Piero e ammiro il figlio. Il nostro caso è diverso perché Jacopo ha cominciato la sua carriera di attore a New York».
Sfatate i luoghi comuni della sinistra universale a partire dalle idee della Ocasio Cortez. E affermate che gli immigrati non facciano bene all'economia; e che, anzi, ridotti i flussi migratori i salari aumentano. Lo hai detto ai tuoi amici democratici?
«Da quando i flussi migratori verso gli Stati Uniti si sono ridotti - per l'effetto congiunto delle politiche di Trump che Biden ha proseguito, più la pandemia - i salari degli operai in America sono aumentati come non accadeva da quarant'anni. L'immigrazione incontrollata l'hanno sempre voluta i capitalisti: lo scriveva un certo Karl Marx nel 1870 a proposito della questione irlandese».
Epperò, scusa, io continuo a percepire pessimismo. Come possiamo uscire da questa fase di "suicidio occidentale"?
«Stiamo già sviluppando degli anticorpi. La reazione contro il politicamente corretto in America è cominciata dentro quelle minoranze etniche che le élite radical chic dicono di difendere. Gli afroamericani hanno eletto come sindaco di New York un black che è stato capitano di polizia e promette di riportare l'ordine in città, perché quando dilagano le gang sono i più poveri i primi a pagare. I latinos non approvano che nelle scuole s'insegni un'educazione sessuale che comanda di rimettere in discussione la propria identità di genere. Gli immigrati, quando sono entrati nel rispetto delle regole, respingono la sinistra "no-border" e gli appelli di Alexandria Ocasio-Cortez per abolire ogni controllo sull'immigrazione».
Sei cresciuto a Bruxelles in ambiente diplomatico, hai conosciuto la grande Europa dei Popoli. Oggi c'è l'Europa della "Gauche Qatar", della speculazione sul gas, della Germania che scatta in avanti col suo scudo da 200 miliardi, della Francia che ci accusa di meschinità ma ricaccia indietro i migranti. Cosa è successo negli ultimi trent'anni?
«L'Unione europea si è sempre costruita su compromessi tra interessi nazionali. Più complicati nell'Europa a 27 che nell'Europa a 6 di quando io abitavo a Bruxelles. Forse non diventeremo mai una Unione federale come gli Stati Uniti, ma intanto faremmo meglio ad essere un po' meno ingenui: il Qatargate dimostra che siamo diventati terra di colonizzazione da parte di potenze straniere, che hanno capito di poterci influenzare. L'antiamericanismo dilagante in Italia ha effetti paradossali: tanti hanno gridato che l'Europa si faceva manipolare dagli Stati Uniti, ma intanto era il Qatar (e chissà quanti altri) a corrompere le nostre istituzioni».
La Questione morale per la sinistra non è un paradosso? E se lo è, perché non scatta mai l'esame di coscienza? Qui ancora si dà la colpa alle lobby, il cui controllo a Bruxelles, tra l'altro mi pare rigorosissimo...
«Un esame di coscienza doveva scattare non appena Eva Kaili fece quel discorso infame in cui promuoveva il Qatar sui diritti umani, e affermava che l'Occidente non ha lezioni da dare sul trattamento degli immigrati. Tipico suicidio occidentale. Però, il controllo sulle lobby è più rigoroso a Washington. Gli europei sono sospettosi sulle lobby che rappresentano l'industria privata e non abbastanza sulle interferenze di governi stranieri, soprattutto quelli dell'Oriente e del Sud del pianeta».
Parli di "suicidio occidentale", ma forse anche la Russia è su quella strada. Con tutti i soldi che spende per la guerra ogni giorno, Putin non faceva prima a corrompere l'Occidente (o forse lo stava già facendo, e il delirio di onnipotenza, all'improvviso, ha preso il sopravvento?)
«Putin è la dimostrazione che anche gli autocrati sbagliano, e quando sbagliano sono meno veloci nel riconoscere e correggere gli errori, rispetto alle democrazie».
Nel tuo nuovo libro "Il lungo inverno" sostieni che, in realtà, il resto del mondo non sia affatto coalizzato contro Putin. E che da India, Cina, Brasile, Asia e Golfo Persico che non condividono le nostre sanzioni, si stia formando un nuovo blocco antioccidentale. Quanto è pericoloso tutto questo?
«Siamo nel sequel della prima guerra fredda. È rinato il movimento dei non allineati, che non si schiera e vuole continuare a fare affari con tutti.
È pericoloso perché stiamo abbandonando tante nazioni emergenti all'influenza cinese, non osiamo contrastarla».
Giorgia Meloni sostiene fieramente l'invio delle armi in Ucraina, e dice che fermando i russi abbiamo evitato anche di consegnarci alla Cina. Condividi?
«La continuità da Draghi a Meloni è positiva. Ora bisogna trarne le conseguenze con l'aumento della nostra spesa militare».
Ne "Il lungo inverno", ricordi cos'erano negli anni 70 l'alta inflazione e il costo del denaro. Siamo a quei livelli? Ma i mercati, oggi, non hanno fiducia in questo governo?
«L'inflazione ha colto di sorpresa le banche centrali. Sono la Fed e la Bce che devono riconquistarsi la fiducia dei mercati. Sarà doloroso».
La Ue ha approvato la nostra manovra, con qualche dubbio sulla delega fiscale (mancata revisione degli estimi catastali, tetto al contante e al Pos). Eppure l'opposizione si lamenta; pure se ben nove altri Stati Ue hanno visto le loro leggi di bilancio "non in linea con le raccomandazioni Ue" (Germania compresa). Dobbiamo esser soddisfatti o no?
«Certe osservazioni della Commissione sono sensate. E' sbagliato ridurre la pressione fiscale solo sul lavoro autonomo, è l'intera economia nazionale ad aver bisogno di meno tasse e di una burocrazia fiscale meno persecutoria. L'età pensionabile va allungata, in linea con l'aumento della longevità».
La Cina è vicina davvero? O, il congelamento della Via della Seta rivela che gli anticorpi democratici dell'Occidente sono, in fondo, meglio di quel che si pensava?
«L'Occidente sta finalmente aprendo gli occhi sulla minaccia cinese, anche perché Xi Jinping pratica l'arroganza più del soft power. Ma non sarà facile liberarci dalla nostra dipendenza verso la Cina, tra l'altro riguarda tutte le cosiddette tecnologie verdi, dai pannelli solari alle batterie per auto elettriche. Il problema è che non vogliamo sporcarci le mani con tanti mestieri industriali...».