Travaglio sulla Meloni: "Ma vi ricordate con Draghi?"
A Otto e mezzo il processo a Giorgia Meloni per lo scontro con i giornalisti in conferenza stampa post-manovra parte a spron battuto, con Lilli Gruber e Massimo Giannini scatenati. Prima dell'intervento di Alessandro Giuli, è però Marco Travaglio a difendere almeno in parte la premier. E il merito, se così si può dire, è di Mario Draghi, per cui il direttore del Fatto quotidiano come noto non prova alcuna simpatia.
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"La regola fondamentale è che i politici non devono parlare dei giornalisti. Detto questo, se la federazione della stampa fosse intervenuta quando il presidente Draghi fece la conferenza stampa del 21 dicembre 2021 e fu applaudito quando entrò, per alcune sue risposte e anche quando uscì, spiegando ai colleghi che non erano lì per applaudirlo ma per fare delle domande e cercare di mettere in difficoltà il presidente del Consiglio, probabilmente non ci sarebbe questo vittimismo della Meloni, che segnala nervosismo e forse stanchezza...".
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La Gruber lo interrompe: "Ma durante il governo Draghi, che faceva sempre ampie conferenze stampa, i giornalisti non facevano le domande che dovevano fare?". "No, per un mese intero non ha fatto conferenze stampa, poi fece un discorsetto durante una sua visita credo a un ospedale". "Poi abbiamo visto tante conferenze stampa con domande - taglia corto la Gruber, evidentemente non d'accordo e forse un po' indispettita da Travaglio -, ma anche fosse così la Meloni ha il diritto di trattare così i giornalisti?".
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"No certo, ma dico che i giornalisti dovrebbero avere maggiore rispetto di se stessi ed evitare di applaudire come si fa in Corea del Nord il presidente del governo dei migliori. Quello che è successo oggi è la fisiologia delle democrazie, giornalisti che fanno domande per mettere in difficoltà i potenti. Ci eravamo disabituati da un anno e mezzo".