Non è l'Arena, "spostate le fabbriche": reddito di cittadinanza, la vergogna peggiore
Massimo Giletti si collega con Napoli, o meglio, con Lino Romano. È lui, percettore incallito, a difendere il reddito di cittadinanza. "Non devo riflettere io, ma voi - esordisce nella puntata di Non è l'Arena in onda domenica 13 novembre su La7 -. Devo avere a che fare con una dittatura o con un'ottusità? Perché se devo combattere contro una dittatura, lo farò tutta la vita, se devo farlo contro l'ottusità, io mi ritiro". Difendendo dunque il sussidio grillino, Romano prosegue: "Qui ci sono delle regole da rispettare, perché si chiudono gli occhi davanti ai diritti delle persone e si calpesta il cuore della legge".
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Ecco allora che il signore sventola dei fogli, citando "la signora che sta a Brescia". E ancora: "Ci sono 200mila percettori a Brescia, si va al centro dell'impiego e se li va a cercare là gli operatori". Insomma, Romano rifiuta un posto di lavoro al nord, aggiungendo che "io il vestito da migrante non me lo metto". Per lui "nella mia città c'è tanto lavoro da fare, vengano i politici".
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Poi il signore si sbilancia: "Invito la signora di Brescia che fattura 300 milioni di euro all'anno, io la invito a investire al dud dove ne guadagnerà 900". Parole che scomodano lo stesso conduttore: "Ma com'è possibile? Cosa sta dicendo?". Ma Romano non ci vuole sentire: "Prendete le vostre belle fabbriche e spostatele al sud invece che far spostare le famiglie". Insomma, è il lavoro che deve andare dai percettori del sussidio e non il contrario.
Qui l'intervento di Lino Romano a Non è l'Arena