Ong, Andrea Vianello? Lo sfregio ai nostri nonni del direttore Rai
Ma sì, prendiamo anche a schiaffi la nostra storia, quella di un popolo che quando ha avuto difficoltà è stato capace di industriarsi in giro per il mondo e facendosi largo con onore. Facciamoci del male da soli. Ci pensa Andrea Vianello, direttore di Radio 1 Rai e del giornale radio a tentare di ridicolizzare la grande storia dell'emigrazione italiana. Lo fa con un tweet di dubbio gusto, con tanto di didascalia ad una fotografia d'epoca a simboleggiare l'"assalto" ad una imbarcazione: «Quando sulle navi c'eravamo noi». Il dileggio di generazioni oneste, che emigravano per lavorare. Li vuole mettere a confronto - Vianello - con i clandestini che arrivano da noi grazie agli scafisti e alle Ong. Ma i nostri emigrati non ricattavano lo Stato a cui chiedevano ingresso per lavorare. Non entravano in America al soldo della criminalità. Magari servivano al ristorante, campavano onestamente.
Per il direttore di Radio Rai erano pari pari con quelli che navigano sotto bandiera di altri Stati ma vengono a farsi scaricare qui senza sapere come sbarcare il lunario. Interessanti sono le risposte che si becca da un mare di utenti offesi dal suo paragone. E pensa pure di saper rispondere a tono citando Al Capone come esempio di delinquenza tricolore, evidentemente. Nato a New York, direttore, anche se da genitori italiani che certo non lo educarono ad ammazzare la gente. Gli risponde a modo, Luciano Ciocchetti, deputato di Fdi: «Lei è il direttore di Radio 1. Dovrebbe quantomeno essere obiettivo.
Il governo italiano sta ponendo il problema della ripartizione tra tutti i paesi europei dei profughi. Ma lei non è obiettivo, lei è di parte». Chissà se Vianello può citare qualche esempio a sua conoscenza di sbarchi di italiani da quelle parti senza essere in regole con le norme. Oppure se ai nostri connazionali venivano offerti vitto alloggio e sussidi vari. Un'altra risposta tra le più significative, al direttore del servizio pubblico: «Su quelle navi c'era gente che andava a lavorare, non si faceva mantenere da nessuno, non andava a delinquere. Non permetterti di fare certi paragoni». E risparmiamo il giudizio rovesciato sul giornalista. Ancora. «Mio zio in Australia ci andò con un contratto di lavoro in mano perché senza quello non avevi il permesso per entrare, poi dovette andare a scuola per imparare l'inglese».
Ha idea il dottor Vianello di che cosa avviene invece nelle nostre città, nelle stazioni, nei giardini pubblici, in quei luoghi dove prospera la delinquenza? Certo che c'è anche quella nostrana, ma è obbligatorio importarne altra? «Il cibo non ci piace, qui non prende Wifi», i giornalisti alle sue dipendenze, il direttore della radio pubblica li ha mai inviati a raccogliere queste "testimonianze" abbastanza incredibili? Chissà se su quelle navi che ha immortalato, i "nostri" andavano in America per protestare anziché lavorare. No, non li raccoglievano in mare gli italiani, non esistevano i mercanti di carne umana, gli scafisti e nemmeno le loro tifoserie pronte a sputare sulla propria Patria, che deve essere invasa sennò non sono mai contenti. Lasci stare i social, direttore, se i risultati devono essere così. C'è bisogno di rispettare un po' anche i nostri nonni, che non avevano giornalisti schierati a loro difesa. Quei "nostri" si fecero rispettare, laggiù, con il loro lavoro onesto. Non avevano nemmeno bisogno di fingersi minorenni, erano orgogliosi di una nuova prova, di una nuova vita.