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Greta Thunberg in ritirata, molla il megafono? Qual è la sua vera eredità

Pietro Senaldi
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Greta Thunberg passa il testimone. C'è poco da festeggiare, perché restano i gretini e i danni che la ragazzina svedese ha fatto nel mondo, di gran lunga superiori ai benefici prodotti. «È ora di consegnare il megafono alle persone più colpite dalla crisi climatica, a chi ha davvero delle storie da raccontare» ha detto l'attivista, che non è presente al Cop27, il vertice ambientalista che si sta tenendo in Egitto. «È un appuntamento che serve a lavarsi la coscienza» ma i leader che vi partecipano non danno mai seguito a quanto decidono, perché «quello che dicono sul clima a microfoni spenti è incredibile e perché, se avessero saputo su cosa hanno trovato l'accordo allo scorso vertice di Parigi, non lo avrebbero firmato» ha aggiunta la ragazza per motivare la propria assenza.

 

 


Ha ragione lei, la "rompiballe", come l'aveva ribattezzata Libero quando era andata dal Papa. D'altronde, certe cose non le puoi fare mica a scadenza periodica; si è presa un anno sabbatico, è stata ricevuta da Francesco in Vaticano e da Obama (quando sbarcò negli Stati Uniti dopo la crociera transoceanica sullo yacht che il principe di Monaco le aveva prestato), ne ha dette di tutti i colori ai capi del mondo, ha venduto milioni di copie del suo libro: ora tocca a qualcun altro. Certo, se si rammenta la rabbia e l'arroganza con la quale ha parlato in cattedra a chi aveva più titoli ed esperienza di lei, si resta sconcertati. Dov' è finito tanto furore, come può trovare pace?


Con le debite proporzioni e il dovuto maggior rispetto, la Greta di oggi ricorda un po' Asia Argento, che dopo aver fatto partire il #metoo dichiarò che il fenomeno l'aveva stufata ed era stato strumentalizzato. Ma come, mobiliti il pianeta per una causa giusta, non ti curi delle conseguenze e procuri anche qualche danno, e poi ti ritiri sdegnata? Non si fa, anche se è comprensibile che a vent' anni- Greta li compirà a gennaio, perché si cresce malgrado l'inquinamento - la giovane voglia godersi la vita e fare altro, non votarsi a un'esistenza da talebana laica della religione verde, dopo aver constatato che «l'ipocrisia regna sovrana anche in Svezia, dove si dice che abbiamo tempo e non dobbiamo temere per il futuro», mentre il tempo scarseggia. E quindi meglio non perdere quel poco che c'è e dedicarsi ad altro.

 

 


L'ERRORE DEI "GRANDI"
È condivisibile l'amarezza di Greta per essere stata molto ascoltata e poco seguita, a suo avviso; visto che, tanto per dire, al vertice egiziano mancano Cina, India e naturalmente Russia, ovverosia i tre Paesi che maggiormente inquinano al mondo. La giovane tuttavia sbaglierebbe a pensare che, solo perché non è riuscita a smuovere di un millimetro le nazioni che più appestano il pianeta, le sue parole non abbiano cambiato la vita di centinaia di milioni di persone. Purtroppo lo hanno fatto in peggio, ma non per colpa sua. Il peccato mortale dei cosiddetti grandi della Terra è stato infatti seguire le predicazioni della giovane guru come se fosse Gesù Cristo e non più semplicemente una ragazzina ossessionata dal clima, battaglia giusta, che marinava la scuola anziché studiare e sfruttata come bancomat dai parenti e come testimonial da tutte le multinazionali che sulla sua immagine hanno creato un marketing straordinario, dandosi una patina ambientalista pur non avendo nulla di sostenibile e continuando a seguire il guadagno come sola stella polare.

Giustificabile la fretta di cambiare il mondo di un'allora quindicenne, imperdonabile che i leader delle nazioni più sviluppate del pianeta si siano fatti dettare da lei i tempi, solo per non apparire insensibili, vecchi e cattivi. La svolta ambientalista le nostre economie l'avevano già imboccata da anni, ma con tempi compatibili a un'evoluzione, questa sì sostenibile, della società. Greta a questa transizione ha impresso una velocità che il nostro sistema non era e non è in grado di tollerare senza produrre morti e feriti a decine di milioni, con eserciti di operai sbalzati fuori dal mondo del lavoro e decine di migliaia di aziende costrette a chiudere, mentre solo le più ricche e fortunate hanno potuto impostare una conversione che non le schiantasse. Con il risultato che i poveri sono diventati di più e ancora più poveri, e i ricchi di meno e ancora più ricchi.


E LA CINA FESTEGGIA
C'è chi sostiene che questo processo sia stato studiato a tavolino e che Greta stessa sia un prodotto delle multinazionali in cerca di nuove occasioni di guadagno. Magari fosse così, almeno ci sarebbe un senso a tutto questo. Più probabilmente, Greta ha sottolineato e stressato un problema gigantesco e reale alla quale la nostra classe dirigente, soprattutto quella europea, ha reagito con la consueta incompetenza dilettantesca, gettando il cuore oltre l'ostacolo più per moda e paura che per convinzione, e inevitabilmente infrangendosi contro, salvo presentare il conto alle popolazioni. Il tutto per la gioia della Cina, che continua a inquinare più di tutti ma produce e vende batterie verdi, e degli Stati Uniti, che parimenti continuano a inquinare ma si avvantaggiano delle norme masochiste che l'Europa ha imposto alle loro aziende concorrenti.

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