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Enrico Mattei, il sovranista energetico che sfidò il mondo e per questo morì

Gianluca Mazzini
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Nel 60° anniversario dell'attentato che pose fine alla vita e alla parabola imprenditoriale di Enrico Mattei, esce per le edizioni Byoblu il libro di Gianfranco Peroncini "Veni Vidi Eni" (volume 2) dedicato alla biografia dell'uomo e al suo sovranismo energetico. Il sottotitolo precisa l'oggetto dello studio: "L'attentato di Bascapè. Sette mandanti per sette sorelle: un delitto abissale...". Mattei morì insieme al pilota Irnerio Bertuzzi e al giornalista americano William McHale il 27 ottobre 1962 nei cieli di Linate, quando il suo aereo esplose in volo sopra il Comune di Bascapè. Spiega l'autore: «Già il fatto che un tenace magistrato (Vincenzo Calia) sia riuscito ad accertare a decenni di distanza, nell'arco di un'inchiesta durata dal 1994 al 2003, che la morte di Mattei è da attribuire ad un congegno esplosivo collocato sul suo aereo, dev' essere considerato un successo formidabile. Oltre queste colonne d'Ercole, ovvero individuare esecutori e mandanti non è possibile avventurarsi. Fondamentale, però, inquadrare l'attentato di Bescapè nella sua cornice storico-politica».
Lei scrive che nell'immediata vigilia dell'attentato, contro il fondatore dell'Eni si fossero addensate le condizioni di una "tempesta perfetta".
«Guerra Fredda, tensioni mediorientali, forniture di greggio sovietico, futuro europeo della formula pilota italiana del centrosinistra, pervicace inserimento dell'Italia in zone nevralgiche ed esplosive dello scacchiere internazionale. Non ultimo la sintonia con la nuova amministrazione Usa di J.F.
Kennedy. Un filo rosso che accomuna i due personaggi è l'ostilità della Cia, soprattutto dei suoi handler di massimo livello, ambienti che non possono vedere Mattei e che non amano, per così dire, il primo presidente cattolico degli Stati Uniti.


La guerra tra Mattei e le compagnie petrolifere americane ha il suo culmine alla fine degli anni '50 ma parte da lontano...
«Nel 1946 Mattei viene indicato come liquidatore di Agip, azienda di Stato fondata nel 1926 allo scopo di garantire le necessarie forniture di petrolio all'Italia. Anziché smobilitare, Mattei continua invece le ricerche finché, nel marzo 1946, trova il metano nello storico pozzo di Caviaga 2 nel Lodigiano. È l'oro bianco che sarà il motore del "miracolo economico" italiano.
Mattei si comportò in maniera diametralmente opposta a Romano Prodi, al quale decenni dopo fu affidato il compito di liquidare l'Iri, compito che gestirà con impegno alacre sino ad arrivare alla presidenza del Consiglio a Roma e a quella della Commissione europea a Bruxelles. Mattei, invece, fu l'uomo che osò sfidare il mondo in nome dello strategico sovranismo energetico nazionale. Ne avrebbe pagato il prezzo».

È questa la chiave dell'attentato di Bascapè?
«Mattei ripeteva sempre che non esiste indipendenza politica senza indipendenza economica, avendo compreso che un'ampia disponibilità di energia a prezzi accessibili era condizione necessaria perla ricostruzione del Paese distrutto dalla guerra. Tra il 1954 e il 1955 l'Eni comincia la sua crociata mediorientale fuori dal controllo dei grandi gruppi petroliferi. In Egitto, in Persia in Libia... A Teheran firma un accordo rivoluzionario (75% del ricavato al produttore e 25% all'estrattore contro la tradizionale formula angloamericana del fifty/fifty). Sino al capolavoro in odore di "eresia atlantica": dall'Unione Sovietica, in piena Guerra Fredda, ottiene forniture di greggio in cambio di merci prodotte in Italia, sgravando così la bilancia dei pagamenti nazionale. Poi punta sull'Algeria, appena indipendente, per replicare il modello persiano».

È paradossale che il "petroliere senza petrolio" muoia proprio mentre sembra sul punto di siglare una pace con Washington grazie all'amministrazione Kennedy.
«Mattei muore poco prima di firmare con l'Algeria e la Francia un accordo straordinario per il rifornimento di metano e petrolio e prima del viaggio negli Stati Uniti che avrebbe sancito il suo trionfo definitivo, benedetto dalla Casa Bianca. Sul suo assassinio non ci sono certezze ma con ogni evidenza, date le ripercussioni a cascata prodotte dalla sua scomparsa, non poteva che essere deciso molto in alto. Da "profondità abissali", per così dire, e con il concorso locale dei comprimari necessari. Con ogni probabilità gli stessi mandanti che avrebbero replicato lo stesso copione a Dallas, il 22 novembre 1963. Un anno dopo Bascapè». 

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