Michela Murgia, per lei dire "Meloni bast***" è cultura
Per Michela Murgia è giusto dare della "bast***" a Giorgia Meloni. La scrittrice ha deciso di difendere l'amico Roberto Saviano, imputato per diffamazione contro la leader di Fratelli d'Italia. Come? Partecipando il 15 novembre a Roma alla sua udienza. "Il 15 novembre - ha scritto sulle colonne de L'Espresso - c'è il rinvio a giudizio di Saviano, reo di aver detto una parola contraria a Meloni e Salvini sulla responsabilità dei morti nel Mediterraneo".
Insomma, la Murgia pensa bene di evitare di ripetere l'insulto e attacca: "Il primo gesto di Meloni da presidente del Consiglio - prosegue - potrebbe dunque essere quello di portare alla sbarra un intellettuale di fama internazionale che le ha espresso dissenso. A quell'udienza ci sarò anche io. Voglio vederla in faccia questa destra che appena sente la parola cultura mette mano alla querela".
Quindi - è il ragionamento - è lecito dire "bast***" alla Meloni, anzi, è "cultura". Un'uscita alquanto inaspettata se si considera che proprio la Murgia ha scritto un libro, Stai zitta, in cui elenca tutti gli epiteti e modi di dire correnti che, secondo lei, insultano le donne. "Accade - si legge nel suo libro - ogni volta che rifiutano di chiamarvi avvocata, sindaca o architetta perché altrimenti dovremmo dire anche farmacisto. Succede quando fate un bel lavoro, ma vi chiedono prima se siete mamma. Quando siete le uniche di cui non si pronuncia mai il cognome, se non con un articolo determinativo davanti. Quando vi dicono di calmarvi, di scopare di più, di smetterla di spaventare gli uomini, di sorridere piuttosto, e soprattutto di star zitta". Ma bast*** quindi si può dire?