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Mi preme sottoporre alla vostra cortese attenzione alcune statistiche, che giudico raccapriccianti. Soltanto nei primi sei mesi di quest'anno sono state depositate 6.312 denunce di scomparsa di minori (dati Direzione centrale della Polizia criminale). E questi numeri sono in linea con quelli dello scorso anno. In sostanza, spariscono circa 35 minorenni al giorno, più di uno ogni ora, oltre la metà dei quali non vengono più ritrovati, ovvero finiscono inghiottiti in una sorta di buco nero, quindi scompaiono per sempre. Per alcuni di questi pargoletti ci sono famiglie, padri e madri, in attesa perenne e disperata di riabbracciarli. Ma altri vengono dimenticati, in quanto non c'è anima che li attenda, che sia alla ricerca di loro, che si chieda che fine abbiano fatto. Nessuno li ama e questa è la ragione per cui sono esposti a qualsiasi tipo di pericolo.
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Ogni dì la cronaca ci racconta poi di neonati gettati via come rifiuti, infanti massacrati di botte, ammazzati a suon di calci e pugni, lanciati dal balcone o lasciati a morire di fame e sete, in un totale stato di abbandono. Ecco che ne deriva la sensazione che, nonostante i progressi civili e culturali, l'infanzia sia maltrattata oggi più di ieri, assolutamente non tutelata.
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Eppure non si tratta di una mera percezione. I numeri sembrano confermare che le violenze sui minori sono aumentate vertiginosamente, toccando cifre record. Sono stati oltre 6.000 i reati commessi a danno di minori in Italia nel 2021, il 64% dei quali contro bambine e adolescenti di sesso femminile (Dossier Indifesa 2022 di Fondazione Terre des Hommes). Dal 2004 al 2021 sono incrementati dell'89%. C'è chi sostiene che in verità i delitti non siano cresciuti, bensì siano lievitate semplicemente segnalazioni e denunce. E questa sarebbe una evoluzione, di cui tuttavia non abbiamo certezza. Sicuro è che la quota degli abusi sui fanciulli è altissima e ancora più elevato è il numero dei casi che restano nell'ombra poiché la violenza si consuma al riparo da occhi indiscreti, all'interno delle abitazioni private, che spesso non sono un nido sicuro ma un vero e proprio inferno dal quale queste creature indifese non hanno scampo né possono chiedere aiuto.
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Tutte queste dolorose evidenze mi conducono a compiere una inevitabile riflessione: ci occupiamo tanto dei diritti dei gay, come quello di adottare, di diventare genitori mediante procedure come l'utero in affitto, protestiamo per il diritto delle donne a essere chiamate "avvocate", "ministre", ma chi diavolo si batte per i diritti dell'infanzia se non qualche storica associazione a questa attività deputata? Succede sempre la stessa cosa: un bimbo crepa trucidato dal babbo o dalla mamma e poi si scopre che i vicini sapevano, vedevano, sentivano, udivano, capivano, eppure se ne stavano beatamente zitti. Questa non è solamente indifferenza. È di più. È molto di più. È complicità.