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Vittorio Feltri, la profezia sul crollo dell'Italia: "Fame e immigrati"

Vittorio Feltri
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 Il conflitto che si sta combattendo sul territorio ucraino si è rivelato molto più lungo e devastante del previsto. Esso ha innescato una serie di ripercussioni ed effetti a catena che abbiamo evidentemente sottovalutato e che ora minacciano la stabilità, la sicurezza e la prosperità di tutto l'Occidente, in primis quello europeo, dato che questa nuova guerra fredda tra Russia e Usa, di fatto divenuta calda, è localizzata qui e non altrove, ovvero non sul suolo americano. Caro vita, inflazione, caro bollette, caro energia sono solamente alcuni dei danni collaterali scaturiti da quanto sta avvenendo in Ucraina. Ve ne sono altri che per adesso ignoriamo ma che pure sono pronti ad investirci come uno tsunami nel breve e nel medio periodo. Mi ha impressionato, ad esempio, un dato, che, a mio avviso, merita attenzione: 700 milioni di persone nel 2021 hanno patito la fame, ossia 150 milioni in più dalla primavera del 2020, in particolare in Africa, dove fino all'80% dei bambini sono sottonutriti (dati di COOPI).

 

 

 

La guerra in corso in Europa aggrava una situazione già di crisi dei sistemi agroalimentari globali, considerato che alcuni Paesi africani sono dipendenti dal grano ucraino e dai fertilizzanti russi e bielorussi quanto noi italiani siamo dipendenti da Gazprom. Cosa significa? Semplicemente che centinaia di migliaia di persone si muoveranno a breve dall'Africa all'Europa in cerca di migliori condizioni esistenziali che noi stessi non possiamo garantirci, dal momento che anche da queste parti i cittadini in povertà assoluta non mancano e sono in costante aumento, essendo quasi 6 milioni, di cui 1,3 costituito da infanti. Quindi il fiume di immigrati che ci travolge già da lustri aumenterà ulteriormente. L'attività più logica e sensata sulla quale concentrarsi sarebbe quella volta a favorire un clima di distensione tra Russia e Ucraina. Invece noi seguitiamo ad avvelenarlo attraverso l'invio di armi e il rinnovo dei pacchetti di sanzioni alla Russia e al suo popolo, azioni che suonano tanto come provocazioni e che - occorre ammetterlo - non hanno arrecato alcun tipo di beneficio.

 

 

 

 

Il cambio di governo è in questa fase una manna dalla cielo, una occasione formidabile per l'Italia per porsi quale Nazione non più passiva, pronta ad appiattirsi sulle posizioni altrui, bensì quale Nazione attiva, impegnata nel fare da ponte tra Kiev e Mosca, strappando questo ruolo di mediatore alla Turchia. Assumere questa veste non implica assolutamente il venir meno all'impegno di sostegno che abbiamo garantito agli ucraini né tanto meno comporta un appoggio a Putin, il quale, per il diritto internazionale, si è macchiato di un gravissimo crimine, tra i tanti, ossia quello di invadere uno Stato sovrano, elemento incontrovertibile. O ora o mai più. Poniamo fine a questa tragica guerra prima che essa ponga fine a noi.

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