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Di Maio umiliato in prima pagina, la vendetta di Travaglio

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Un nemico è per sempre. Soprattutto se quel nemico è "fresco", insomma non di vecchissima data. E soprattutto se ti chiami Marco Travaglio, ossia uno dei direttori più spietati, vendicativi e feroci che si ricordino. Basti pensare al trattamento che il suo Fatto Quotidiano ha sempre riservato ai nemici storici, iniziando con Silvio Berlusconi, passando per Matteo Renzi e fino a Matteo Salvini

 

Bene, l'ultimo nemico - seppur non degno dell'attenzione riservata ai tre nomi citati appena citati - è Luigi Di Maio, il fu leader grillino che, dopo aver fatto guerra a Giuseppe Conte (il totem-soldatino di Travaglio) ha abbandonato il M5s a caccia di nuove avventure (leggasi: di una poltrona blindata col Pd). Oggi, il ministro degli Esteri, Giggino per gli amici, corre con l'ex diccì Bruno Tabacci e Impegno Civico. Ma come detto lo fa in un collegio blindato gentilmente offerto dai vertici del Nazareno.

Insomma, per l'ultrà-grillino-corrente-Conte che risponde al nome di Travaglio, Luigi Di Maio si è macchiato di colpe gravissime, che non potranno mai essere cancellate. Dunque, randellarlo per Marco Manetta è una sorta di dovere, una missione, una vocazione.

 

La randellata - oggi, venerdì 22 settembre - piove su commissione, viene affidata al vignettista Mannelli e trova diritto di cittadinanza sulla prima pagina del Fatto Quotidiano. Nella vignetta ecco il faccione di Di Maio circondato da molteplici altre facce di Di Maio. Uno ride, l'altro sorride, uno è serio, quello che digrigna i denti, quello che sembra spaventato e via così, eccetera eccetera. A corredo del disegno, la scritta: "Solo lui non trovò nessun altro da photoshoppare nelle foto dei comizi". Cala il sipario. Di Maio randellato. Chez Travaglio.

La vignetta di Mannelli contro Di Maio: clicca qui per vederla

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