Damilano, "Lévy? Il più vicino alla destra": chi lo difende, terremoto-politico
Marco Damilano costretto a scusarsi. L'Agcom ha verificato la violazione della par condicio e così il conduttore di Rai 3, nella puntata di giovedì 22 settembre de Il cavallo e la torre, dovrà chiedere scusa. Eppure non tutti esultano. A prendere le difese del giornalista e della sua intervista (critica nei confronti del centrodestra) a Bernard-Henry Lévy, Michele Anzaldi. Il deputato di Italia Viva, nonché segretario della Commissione di Vigilanza Rai, si lascia andare a un elogio sulle colonne del Riformista: "Damilano ha un curriculum giornalistico di tutto rispetto e ha fatto semplicemente il giornalista: ha invitato un grande intellettuale di caratura internazionale per parlare delle impressioni dall’estero in vista delle elezioni italiane".
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Per lui il conduttore non avrebbe potuto comportarsi in maniera differente: "D’altronde - prosegue - il format della trasmissione prevede un unico ospite e infatti il giorno dopo è avvenuto il bilanciamento con l’intervista ad un intellettuale di diversa area culturale. Addirittura ad avere l’ultima parola in una data più vicina al voto è stato l’ospite ritenuto più vicino al centrodestra, quindi a lamentarsi dovrebbero essere gli altri".
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Insomma, per Anzaldi la sanzione contro il giornalista "è davvero incomprensibile". A maggior ragione, è il suo ragionamento, se si butta un occhio altrove: "Nei tg Rai, in particolare nelle prime settimane di campagna elettorale, abbiamo assistito a violazioni plurime e conclamate, senza che l’Authority abbia fatto nulla, e anzi ha dato alle tv un’ulteriore settimana per mettersi in regola, arrivando quindi di fatto alla fine della campagna".